Indietro non si torna

22 Giugno 2019

Indietro non si torna. Anche volendo, non è possibile. Quando nel 2010 sono espatriato sentivo che non sarei mai più stato lo stesso. Sono italiano, ma le mie origini non mi definiscono più. Come dice Dave Matthews, “Thinking about changing the world, while the world is changing us…

Attualmente vivo in Spagna, a mezz’ora da Barcellona – le grandi città non fanno per me, sono cresciuto in un paesino tra le Dolomiti, sicché ho evidenti limiti di sopportazione quando si tratta di cemento. In realtà mia moglie m’ha già convinto ad andarmene prima o poi, alla volta di luoghi più economici e più “verdi”. È il richiamo della foresta, cui siamo entrambi soggetti.

Negli ultimi anni ho vissuto spesso accoccolato in un buco, al buio e in silenzio. Con non poca fatica ne sono uscito. Non è stato tutto tempo gettato alle ortiche, però. Ho letto molto e, per la prima vera volta in vita mia, quasi nessun romanzo. Ho studiato la situazione, per riassumere in una sola frase.

Parto dalla fine del percorso. Il libro che sto leggendo attualmente è questo: Company of One, di Paul Jarvis. Sono iscritto da qualche anno alla sua newsletter e lo considero una tra le “voci” più ispiranti della mia vita.

Paul è un canadese che è scappato assieme alla moglie dalla city di Vancouver, in cui lavorava come esperto di marketing. È andato a vivere nell’ultima isola che si affaccia sull’oceano in un paesino di duemila anime hippie. Da lì gestisce la sua attività online, fatta di un paio di corsi, un podcast e qualche prodotto (come il suo ultimo libro). Gestisce una newsletter che spedisce a 30.000 iscritti – pochi rispetto al milione che molti dichiarano gonfiando il petto. Grazie a questa sua attività guadagna 400 mila dollari l’anno.

Paul ha deciso che non vuole crescere più di così e il sottotitolo del suo ultimo saggio è “Why staying small is the next big thing for business”. È tutto teso a mantenere in equilibrio la sua vita, prediligendo la qualità alla quantità. E in questa sua continua ricerca applica soluzioni molto nette. Ad esempio, quando lavora lascia aperta solo l’applicazione che sta usando e chiude tutte le altre. La sua scrivania è sgombra di tutto – c’è solo la tastiera. Ha eliminato tutte le distrazioni e non fa uso dei social network (e nonostante quest’ultimo dato guadagna $400.000 l’anno, sottolineo).

Non credo sia un caso che m’iscrissi anni fa alla sua newsletter. Non mi sono mai interessato di marketing e meno ancora di affari. Mi considero un artista e gli artisti non vanno d’accordo col termine “prodotto”, si sa. Eppure nel 2019 un artista ha un mondo di opportunità che lo aspetta, se soltanto si scrolla di dosso il fastidio che certi termini suscitano in lui.

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Chiunque sappia quanto ne sapevo io qualche anno fa (poco) associa il termine “marketing” al costante bombardamento che ci tormenta. Tutti vogliono venderci qualcosa. Ora, il marketing è cambiato, non del tutto chi se ne occupa: c’è ancora un sacco di gente così, là fuori. (Vi dice qualcosa l’esempio “compagnia telefonica”?) Il “nuovo” marketing si basa su un concetto tanto semplice, quanto riconciliante, almeno per me: dare senza chiedere.

Ora, messa così sembra una banalità che porta al fallimento di qualsiasi attività commerciale (come è il vendere libri). Vi do qualche dettaglio in più, dunque: dare il meglio di sé senza chiedere nulla a cambio.

Nel mio caso come si mette in pratica il concetto e perché dovrebbe interessarvi?

Ora che mi riaffaccio al mondo della scrittura come attore e non come “mero” spettatore, la mia intenzione è riuscire a vivere dei miei romanzi. Non è un obiettivo, perché non raggiungerlo significherebbe fallire. È una tendenza… è arricchire la mia vita nell’intento di riuscire. Quello che importa è il viaggio, non la meta. E dopo aver letto parecchio sull’argomento so quello che posso (e voglio) fare: dialogare, senza mai lesinare le mie conoscenze.

Durante la mia esperienza come autore, nel primo quinquennio degli anni 2000, vivere di scrittura era un obiettivo. Il risultato fu che mi feci del male e, soprattutto, persi di vista il senso della narrativa: raccontare storie. Ho avuto anni per riflettere e il bardo che è in me s’è ripreso e riposizionato al centro della scena. Bene.

È facile perdersi quando l’obiettivo è pubblicare e avere successo. Nel mio caso il desiderio non era così volgare. Non cercavo il successo per la fama o il denaro, bensì per poter vivere di scrittura. Il mio intendimento era più nobile di molti altri, cioè, ma la premessa era sbagliata: non si scrive con l’obiettivo di avere successo. I miei romanzi non cambiavano in base a questo, il problema era ciò che accadeva a romanzo completato: vivevo un’esperienza fatta di troppe aspettative, troppe frustrazioni e troppa pancia.

Sia chiaro, non mi pento d’aver sbattuto la porta ed essermene andato. Quello era volersi bene. Mi pento d’aver probabilmente perso opportunità di dialogo senza nemmeno rendermene conto.

· ★ ·

Con questo brano comincio un lungo viaggio, la cui meta è viaggiare. Il punto e a capo è una newsletter settimanale (a cui potete iscrivervi) spedita il sabato mattina, perché il sabato mattina è il momento che più amo della settimana. Ora è anche una serie di articoli online, anche se in differita (la newsletter ha accesso all’ultimo brano e, nel tempo, avrà accesso a contenuti “esclusivi”).

Desidero il dialogo. Nel 2019 il mestiere dello scrittore può essere assai meno solitario d’un tempo. E chi ha scritto tanto sa di cosa parlo: è dura vivere la propria arte nell’ombra per la maggior parte del tempo.

Consideratemi sempre aperto a qualsiasi opinione, commento o domanda. Negli anni mi son fatto un’idea precisa circa molte cose della scrittura, ma siamo esseri viventi e pertanto in divenire. Cambiamo di continuo e il miglior modo di cambiare è ascoltare gli altri.

Non mi risparmierò (tutt’al più a volte avrò così tanti impegni da non riuscire a rispondere subito; ma lo farò, sempre). Conoscendomi, per me la sfida più grande sarà sintetizzare quando rispondo. Una delle cose che mia moglie mi dice più spesso è “non divagare!” LOL. E, certo, il giorno in cui pubblicherò il mio primo romanzo indipendente vi avviserò, sperando che qualcuno di voi sia interessato a leggermi. Tuttavia non sarà un obiettivo, sarà soltanto una parte del percorso.

 

Accendere una candela è gettare un’ombra :: Andrea

1 commento su “Indietro non si torna”

  1. Buongiorno Andrea,
    sono contenta di leggere di questa tua ‘rinascita’ e di ritrovarti sul web.
    In bocca al lupo per il nuovo romanzo! ;)
    Marina

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