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21 Settembre 2020
Ho appena letto un articolo che parla di come usare il touch-writing, ovvero scrivere sulla testiera virtuale di un tablet, migliori la velocità d’esecuzione e la precisione. È una teoria interessante, che forse proverò a mettere in pratica sul mio iPad Pro.
A proposito di tecnologia, sono arrivato alla conclusione che computer e tablet sono complementari. Si compenetrano e li utilizzo in modo preciso. Pian piano sto creando una specie di flusso di lavoro, che però è piuttosto spontaneo per ora. Prima o poi lo analizzerò: arriverà il momento della maturità.
Ognuno ha il proprio modo di produrre, ne sono certo, ma io non riesco a considerare la questione secondaria. Esistono metodi migliori di altri, altrimenti cosa stiamo qui a parlare di esperti e di principanti?
Non si tratta di definire chi è migliore di chi, ma è certo che l’esperienza abbia un suo peso! E quest’idea del touch-typing la trovo davvero interessante. Non si finisce mai d’imparare, direbbe qualcuno. Personalmente preferisco dire che continuo ad imparare così tante cose ogni giorno che mi chiedo quando s’esaurirà lo spazio!
Chiederò all’autore quanto s’esercita e in quanto tempo è passato dalle 60 parole al minuto alle 75 — il suo obiettivo sono le 100. Ce la farà? Sono tante! Prova a cronometrarti, è divertente dare un’occhiata a simili cose.
Certo, aver studiato dattilografia è un altro paio di maniche. Non ho studiato dattilografia e io viaggio tra le 50 e le 70 parole al minuto, a seconda dell’estro del momento. Sospetto possa raggiungere punte maggiori, ma è altrettanto probabile che la mia narrativa venga scritta in tempi più brevi.
Quanti errori di battitura commetto? Forse troppi, perché tornando indietro finisco per perdere un sacco di tempo e sarebbe il caso di smetterla di farlo e correggere in seguito. O non sarà che, forse, è molto meglio smettere di commetterne così tanti?
Credo il succo di quanto si dice in quell’articolo sia questo: usa la tastiera virtuale e vedrai come smetterai di sbagliarti tanto con quella normale.
La domanda che inizialmente sorge spontanea è: “Ma che senso ha?” – infatti m’è lo sono chiesto.
Ebbene, ce l’ha. Eccome! Si tratta d’entrare nel Flusso.
Per farti capire di cosa parlo ti pongo una domanda, di cui non udirò la risposta, ma posso immaginare la tua espressione: quali vantaggi avresti se riuscissi a digitare quasi alla velocità con cui parli?
Quando stai discutendo con gli amici, sei capace di dire ben più di 60 parole in un minuto – altra cosa è che tu sia uno che parla in modo pacato e non uno come me, che non riesce a fermarsi ed è passionale. Però il potenziale fisico è lì, anche se non lo usi.
Prova a scrivere un brano e poi a leggerlo a voce alta. Quante parole riesci a leggere al minuto? Io ne posso leggere, senza mangiarmele e dando un’intonazione decente, 225.
Ho cominciato un corso di lettura rapida, qualche tempo fa. Lo devo riprendere, perché la vita m’ha bloccato. Ma ero riuscito ad arrivare a 400 parole al minuto, cominciando dalle 250. A mente, non a voce alta. E non ci misi tanto tempo — un paio di settimane d’esercizio assiduo, seguendo le tecniche spiegate.
Ovvero, sì, quanto sopra detto è una provocazione. Con 100 parole al minuto digiteresti più velocemente del 99% di chi scrive con un tastiera a questo mondo.
Non male, no?
Be’, le mie 60 di media vanno più che bene. Ma così come ci sono grandi vantaggi nel leggere rapidamente — se non si tratta di narrativa, che va gustata — altrettanti ve ne sono a livello di scrittura.
E, guardate, non è soltanto una questione di quantità. Il Flusso è stato studiato – e ognuno lo raggiunge a modo suo. Ricordo quanto mi sorprese scoprire grazie al corso di lettura rapida: leggere più velocemente non riduce la capacità di comprensione, l’aumenta! A patto di saperlo fare e di esercitarsi. Ma è così.
La lettura veloce si basa sul campo visivo, che dev’essere ampliato ed è una questione fisica. Nel caso della scrittura, invece, dovete aumentare la scioltezza delle leve meccaniche che si usano: le dita. E, allo stesso tempo, la capacità del cervello di muoverle. Quindi, la questione, è ancora una volta esercitarsi.
Sì?
Ora, pensate al tempo risparmiato. A me piacerebbe essere in grado di scrivere 10.000 parole in meno di tre ore. Non so a voi, ma l’idea mi stuzzica. Al momento, quando scrivo narrativa, viaggio tra le 1.000 e le 1.200 all’ora.
Ebbene, si tratta di scrivere 60 parole al minuto, non 100, per scriverne 10.000 in meno di tre ore. Ovvero, potrei già farlo, ma a una condizione: tre ore di Flusso.
Per come la vedo io, aumentare la velocità di cui sono capace dovrebbe aumentare la velocità media che posso ottenere nella realtà, perché esistono le pause di pensiero, la riflessione. Il momento in cui ci si deve alzare e considerare in che direzione continuare. E così via…
Ma 60 parole al minuto, che è la velocità alla quale sto scrivendo quest’articolo, 10.000 si ottengono in 2 ore e 40 minuti.
Non è un caso che in questi giorni sto accarezzando l’idea di riprendere il corso di lettura rapida: avrei grandi vantaggi. Leggo molto, quotidianamente, e mi piacerebbe leggere di più, ma non ne ho il tempo. Quindi? Quindi devo migliorare nella lettura rapida.
Considerando che leggo molti articoli, in inglese, spagnolo e in italiano, il fattore “velocità” e il godersi la prosa non è essenziale. In molti casi no. Conta il contenuto, perché non si tratta di narrativa.
Scrivere nel Flusso, invece, migliora la propria scrittura. Meno si dà spazio alla mente di controllare ciò che si sta dicendo, meglio si scrive. La revisione sistema il resto.
I brani migliori che ho scritto sono stati prodotti nel Flusso: ero talmente dentro la storia, che non sapevo nemmeno io quanto stavo scrivendo e a quale velocità. Alla fine di simili momenti, quando vado a vedere la quantità di testo scritta, mi sorprendo: è sempre di gran lunga maggiore di quanto m’aspetti.
È poco credibile? La qualità ne risente?
Be’, la mia risposta agli scettici sarebbe: provare per credere.
Nota: ho appena scritto 650 parole in 10 minuti. Ho corretto qui e là e aggiunto qualche frase. Nulla più.
La settimana che verrà
Martedì mia moglie partirà per la Galizia. Motivo? Andare a vedere terreni e le zone. Ci interessa Pontevedra, che è la zona sud occidentale della Comunità Autonoma, ovvero quella che confina con il nord del Portogallo.
È nostro desiderio andarcene da qui e comprare un terreno lì. Andare a vivere tra i campi, in qualche paesino. Lontano da Barcellona, lontano dai costi di questa zona — altissimi!
Il nostro piano di vita passa anche per un abbattimento dei costi, affinché tutto sia più facile da gestire. I prossimi due anni saranno decisivi e siamo personalmente convinti che le cose andranno per il meglio.
Come? Non lo so. LOL.
Eppure stiamo fluendo e sempre più fluiamo. Il Flusso è potente anche e soprattutto se applicato alla vita. Aprirsi alle possibilità è materializzarle, ne sono sempre più convinto.
Ero scettico, non lo sono più. Il discorso è tuttavia complesso e lungo.
Frattanto lavoro a quello che dovrà darmi da mangiare: la scrittura. Anche se, se dovessi mandarvi un messaggio un po’ più preciso e profondo, dovrei dirvi che mi darà da mangiare il dare.
La quantità di cose che sto facendo è impressionante. Fino a un anno fa non l’avrei mai pensato possibile. Eppure sono qui e sto persino accelerando — ieri l’introduzione dello spagnolo nei miei piani, già affollatissimi di compiti.
L’idea che ho di me come scrittore è completamente cambiata in questi due anni. La caduta, gli anni d’oscurità, tutto m’ha portato a quello che sono oggi. E sono diverso. Non sono più “soltanto” un romanziere. Sono uno scrittore e scrivo che è un piacere, di tutto, in tre lingue e non riesco a fermarmi. Non voglio!
La trita domanda “Dove trovi le idee?” meriterebbe una risposta talmente articolata per la varietà dei miei scritti che potrei scriverci un libro. – A proposito, è un’idea! Infatti prima o poi la mia saggistica finirà in qualche libro. Vedremo quando.
“Dove trovi il tempo?” Ecco, questo è già più difficile da creare. Non ne vuol sapere di fermarsi, infatti.
Frattanto sono qui a parlarvi del mio viaggio e non mi fermo. La questione è piuttosto semplice: scriverne mi permette di dare sostanza a quello che sto facendo.
Mi piacerebbe proprio parlarvene, cominciando a registrare video, ma sono un po’ restio: non credo di essere questo grande oratore di fronte a una videocamera, mi mette in soggezione. Anche se, come tutte le cose — touch-writing docet! — si può sempre imparare. No?
È così.
Gli unici limiti che la vita ci dà sono quelli che creiamo da soli.
Il mio esempio è Alex Zanardi: s’è risvegliato senza le gambe e ha pensato d’avere un’opportunità! (Forza Alex, cazzo!) La verità è che nessuno può fermare nessuno.
Ho imparato una cosa: se qualcuno mi ferma, mi chiedo perché mi sono fermato. La ragione è sempre nascosta dentro di me. Siamo noi a dare potere agli altri. Lo cediamo, gli mettiamo in mano lo scettro, ma è nostro!
Guarda, te lo dico in tutta chiarezza. Non m’interessa la crisi che stiamo attraversando — ovvero, non penso di darle potere (non parlo di chi soffre, che ovviamente mi rattrista) — e i miei piani continuano imperterriti.
Nel 2021 lascerò il lavoro che mi sta dando il pane. Senza se e senza ma.
Se tutto va come previsto, vivrò momenti di paura per aver fatto una cazzata, ma risolverò ogni sfida a tempo debito. Nessuno ha detto che la libertà a questo mondo sia sempre dolce. Ci saranno giornate amarissime, fallimenti, errori, timori… Ma sarò libero e padrone del mio tempo.
Che poi, a ben pensarci, è l’unica cosa che abbiamo. E non sappiamo nemmeno quanto.
Dopo quasi trent’anni di onorato servizio, ritengo di potermelo permettere. A 51 anni saranno 30 anni di lavoro, perché ho cominciato a 19, ma mi sono già tolto lo sfizio di 2 anni sabbatici lungo la strada.
Cosa penso di fare? Scrivere. Comunicare. Parlare. Relazionarmi col mondo in più lingue, aprire porte di cui non conosco ancora l’esistenza o che, ne sono certo, non credo di poter aprire, ma si apriranno.
La vita è fatta per essere vissuta. La questione della responsabilità è ridicola. Il sistema scolastico crea pecore con la mente da impiegati. Non morirò così. E sono pronto a rischiare tutto quello che ho per vivere. Meglio ancora, non lo faccio da solo. Mia moglie ha lasciato il lavoro in questi giorni, infatti.
Vivrò secondo i miei principi e le mie idee.
Il mondo così com’è m’ha abbattuto. Scusate, riformulo: mi sono fatto abbattere dal mondo e la responsabilità è soltanto mia. Non accadrà più. Un conto è usare la testa per arrivare a una vita di libertà, un’altra è usarla per tarparsi le ali e considerare “sogni irrealizzabili” cose che altre persone stanno costruendo e vivendo in questo momento.
Perché io no? Io sì è quello che mi sono risposto qualche tempo fa. E più passano i giorni, più ne sono convinto.
Sarò uno scrittore e vivrò di scrittura. E sarà bellissimo.
Seguimi, perché ne vedremo delle belle. E ti racconterò tutto quello che so, sperando che troverai ispirazione in qualcosa di ciò che dico e decida di seguire la tua direzione, anche tu alla volta del sé – nel senso più ampio e nobile del termine.
La direzione è dare e, mentre si dà, vivere ogni minuto come se fosse l’ultimo. Difficile, ma ci si può avvicinare passo dopo passo. Abbiamo soltanto il presente e non morirò dentro l’ufficio di una multinazionale — o lavorando in remoto, fa lo stesso.
Il 2021 è l’anno in cui mi librerò.
Ci sono un sacco di cose che devo raccontarvi. Datemi tempo. Ecco, devo aumentare il numero di parole al minuto! Così riuscirò a raccontarvi più cose.
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Nota: ho fatto un test online, per valutare le cose seriamente. Sono abbastanza veloce per non aver studiato dattilografia… :)