Cosa c’è di più Fantasy di noi? • 16

Amo gli esseri umani. Come già affermavo nella mia trilogia d’esordio, non è necessario creare chissà quali razze per avere varietà di popoli. Il mio omaggio a NOI.

Photo by Karl Fredrickson

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Da oggi il mio omaggio sarà a NOI.

 

4 Settembre 2020

Un’immagine vale più di mille parole. Siamo tutti molto diversi, belli e interessanti. Il razzismo è una cosa da trogloditi e ha persino stufato protestare. È credenza di chi si vergogna di guardarsi allo specchio o ha una paura matta di capire che siamo qui oggi e, domani, non ci saremo. Razzista è chi non si sopporta e non capisce che si crede fragile. Il problema è suo.

Qualunque sia il colore della tua pelle, le tue fattezze, il tuo look, la tua cultura o il tuo credo, sei mia sorella o mio fratello. Se sei anziano, sei uno dei miei nonni. Se sei un bambino, sappi che ti amo dal profondo del mio cuore, creatura. Migliorami, che ne ho tanto bisogno.

Grazie ai fotografi. Il credito va a loro.

La mia scrittura e le aspettative

Erano tanti anni che non scrivevo così tanto e con una tale regolarità: sono cambiato molto. Devo ancora capire che tipo di bestia sia diventato, in realtà. La prima impressione è che il mio lato esplosivo è come un borbottio in sottofondo, che ogni tanto scoppietta; mi ha detto che non ha più voglia di scoppiare.

La conseguenza è che la mia scrittura ha una maggiore incisività, sintesi e ho perso velocità d’esecuzione. Be’, relativamente: non è che mille parole all’ora siano poche.

Eppoi dipende dalla scena che sto scrivendo. A volte sono meno, a volte di più.

Ieri sera, ad esempio, il ritmo è stato piuttosto alto.

Continuo a scrivere scene sorprendenti e mi chiedo cosa diventerà questo romanzo. Forse il prezzo della densità cui ambisco è questo: non sapere più un bel niente di niente. Non lo so… per l’appunto. Proprio non lo so dove sto andando.

A tratti mi chiedo come facciano i personaggi a essere così vivi. Perché reagiscono in un modo così autonomo, quasi che io non li avessi immaginati, creati e plasmati a immagine e somiglianza di un’idea che era mia. Ma no, anche questo non lo so e non riesco ad afferrarne il significato.

È un po’ come quando si pubblica: la storia non è più tua. Quindi, forse, coi personaggi accade la stessa cosa. Soffi in loro la fiammella primigenia e loro cominciano a camminare e a pensare in modo indipendente.

Sapete una cosa? Non m’interessa più. Capire, sapere… Preferisco vivere quest’incredibile caos che è la mia narrativa. Godermela. E farvela leggere senza tante cerimonie, né proclami. Troverò un modo rapido per pubblicare a dovere.

Sarà ciò che dev’essere, perché preoccuparsi?

Ciao ciao, Ego.

La vita passa veloce e non ha senso star qui ad attendere qualcosa che non esiste se non nella tua mente. Sono io che proietto me stesso nel futuro e gli do forma. Ed è mia responsabilità se non va nella direzione sperata.

Non ho avuto sufficiente fiducia in me stesso.

Tutti abbiamo quanto serve.

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