20 Maggio 2020
Non molti anni fa alcuni uomini incapucciati condussero altri uomini lungo una spiaggia e li fecero inginocchiare. Poi li decapitarono.
Era febbraio, anno 2015. Inverno in Libia. Cinque anni fa, ieri in termini di percezione. Lo ricordo molto bene. Mia figlia aveva un anno. “Oh, mia piccola Blu. Mi dispiace”, pensai. “Come te lo spiegherò?”
In realtà quella punta dell’iceberg poteva essere spiegata. Era un evidente scontro tra buoni e cattivi. Qualcuno stava tagliando le teste di ventuno innocenti e usava tale crimine come propaganda. Per me fu uno shock: era davvero troppo. Eppure sapevo che c’erano cose peggiori.
Nel 2015 avevo 43 anni, ma mi sentii improvvisamente vecchio. L’unica differenza rispetto al Medio Evo era che avevano filmato tutto. Per mostrarlo al mondo.
La nostra specie s’è evoluta?
Possiamo dichiararlo per via della tecnologia?
Dove risiede il senso della nostra evoluzione? È visibile? È qualcosa che possiamo misurare? O è qualcosa nascosto nel profondo di ognuno di noi e l’unico modo per scorgerlo è considerare le nostre azioni come i sintomi della sua esistenza?
Se pensiamo allo schifo che stiamo facendo qui, sulla Terra, perfino durante questi secondi in cui io scrivo e tu leggi, davvero meritiamo di sopravvivere? Siamo anestetizzati.
No, non parlo di “V per Vendetta” o di “Blade Runner” o “The Matrix”.
“Siamo noi. Qui e adesso” — io, tu, chiunque.
Ci abituiamo a qualsiasi cosa accada. Parlo soprattutto di noi, il Primo Mondo – “primo” soltanto perché è il più forte e conquista la posta in palio con qualsiasi mezzo. Sì! Che bravi siamo. Dammi il cinque.
La memoria ci tradisce spesso.
Poco prima della pandemia pubblicavamo articoli che parlavano del “nuovo cannibalismo degli orsi polari”, quando le prime notizie del dramma naturale sono datate dicembre 2009. È di moda parlare di cambiamento climatico. È darsi un tono, non giornalismo – ed è pure falso, già che sono undici anni che abbiamo le tristi, tristissme prove del cannibalismo degli orsi polari. Non importa se ripetiamo vecchi fatti come se fossero nuovi. Qualcuno la chiama etica.
Il giorno in cui lessi la notizia, nel 2009, pensai: “Un animale così fiero e nobile. Figuriamoci quando saremo noi nella stessa situazione…” Inquietante.
E noi lettori siamo così ignoranti e ingenui. Sì, m’includo. Sono sicuro che m’hanno ingannato molte volte, probabilmente meno di altri, ma non mi salvo. Per questo me ne sto qui, sputando parole piú che scrivendo.
La pandemia non ha cambiato nulla. Ha solo spostato di un po’ la messa a fuoco e attirato tutta l’attenzione. Quando era la Cina, attorno a me ho sentito molti prendersi gioco dei cinesi. Poi ha raggiunto l’Italia e ho letto giudizi meschini sugli italiani provenienti da svariate zone del mondo, Stati Uniti inclusi. Gli spagnoli avevano paura di me, anche se sono cinque anni che non torno in Italia. Poi il virus ha raggiunto la Spagna e ha continuato il suo cammino più in là e ancora più in là…
Ora il sarcasmo è finito.
La percepisco soltanto io o la decadenza è reale?
Stavamo già cominciando a pagare, infatti. Così abbiamo pianto per l’enorme quantità di animali bruciati vivi in Australia – tristissimo.
La stella del nostro (egoistico?) soffrire è stato il koala. Dolce, pacifico animale. Impossibile da odiare – oh, che spavaldo, siamo così squisitamente inclini al male. C’è sicuramente qualcuno felice per la loro sorte.
Be’, è un giorno fortunato per chiunque apprezzi il cinismo.
Alcuni mesi prima dei recenti incendi, nel maggio del 2019, la magnifica specie era stata dichiarata funzionalmente estinta (article) (TK). Una popolazione di 8 milioni di koala era crollata a 80 mila. A causa del loro lento ritmo di procreazione, non sarebbe potuta sopravvivere. Fortunatamente c’è stata la smentita da parte dell’AFK (TK spiegazione acronimo), dacché erano 300 mila. Adesso? Ci stiamo avvicinando all’estinzione di buon passo.
Ora, per favore, immaginate il mondo senza koala.
Gli orsi polari si mangiano tra loro da molti anni, ma noi condividiamo su qualsiasi maledettissimo social media la foto dell’esemplare disperato che sembra voler spinger via una rompighiaccio. I più antropocentrici hanno detto che supplicava di aiutarlo. Di contro io ricordo bene le prime immagini di come si mangiavano tra loro.
Specie altamente simboliche stanno svanendo, ma noi ci scanniamo su Greta Thunberg – confermando che non abbiamo compreso il suo messaggio.
Non stiamo ascoltando.
Scusami, ma devo ripetermi, certe domande si fanno pressanti. Davvero pensiamo di meritarci di sopravvivere al riscaldamento globale o alla pandemia? O sarebbe più giusto che il pianeta ci spazzasse via e ricominciasse daccapo?
Sono troppo negativo? Ho offeso il tuo ottimismo? Ho ferito i tuoi sentimenti? Ho infranto qualche legge del pensiero positivo? Devo davvero farti un elenco di fatti per convincerti che siamo nei guai?
Lasciami cominciare con la violenza, allora. Be’, quale violenza? Oh, Signore e Signori, abbiamo un sacco di categorie a disposizione. C’è la famosa Trinità: ucciderci a vicenda, violentare le più deboli, abusare dei minori. Spuntato. Aspetta, ce n’è ancora.
Solo qualche esempio recente, va bene? Spostiamoci dalle ventuno teste cadute tra le sabbie di Sirte alle migliaia di civili torturati in Venezuela. Amiamo ancora instaurare dittature con i buoni, vecchi metodi. E le persone bombardate dall’aviazione del proprio Presidente in Siria? Non vi sembra un modo efficace di trattare il dissenso? Che squisito esempio di leadership! O le bande che falciano gente coi machete in Africa come se fossero canne sul loro cammino – per non menzionare cosa fanno alle donne, ma riesco ancora a provare dolore e rispetto, sicché le lascio riposare in pace. I dettagli non aggiungerebbero nulla alla mia dissertazione.
Nuove guerre, nuove droge. Il solito turismo sessuale, il solito mercato degli organi. I soliti crimini ambientali, le solite mafie sparse per tutto il mondo. La lista continua e continua e continua ancora.
La sinistra e la destra politiche sono una stronzata. Se credi ancora esista una simile differenza, sei priogioniero e dovresti liberarti il prima possibile. Esiste solo la legge del più forte, che vuole denaro, potere e non accetta alcuna interferenza.
“Il mondo è mio, MWAHAHAHAHAAAH!!!” – Mumm-Ra
Non fa ridere. Lo so. Non è un fumetto di supereroi. Non siamo a casa, rilassati, sfogliandone le pagine. Siamo in quarantena e il nostro orizzonte è un’epica crisi nel bel mezzo di questo casino. Il finale felice non è garantito, questa volta meno che mai.
Ora, la domanda che ti pongo è semplice.
Sei sicuro che il mondo non ti raggiungerà?
Ti ha già raggiunto. A questo punto dovresti saperlo. È stato un pipistrello (o un pangolino) in Cina e ora circonda casa tua. È l’apoteosi del butterfly effect.
Non siamo soddisfatti, così sputiamo la parola “immigrato” come se fosse un insulto. “Non m’interessa! Se vengono, li rispediamo a casa loro!” ha scritto qualche leone da tastiera su Facebook. Ovunque si guardi è la stessa cosa: europei contro africani, statunitensi contro messicani, latinoamericani contro venezuelani, australiani contro asiatici. Non esistono santi sulla Terra. Siamo ancora scimmie, anche se blateriamo circa il concetto di evoluzione.
Insomma, mettiamo le cose bene in chiaro: non c’è alcuna “casa” a cui rispedirli. Vengono da luoghi dove c’è guerra, tortura, fame, miseria. Non scapperesti, se fossi tu a morire di fame? Non scapperesti, se il Presidente che bombarda fosse il tuo? Non scapperesti, se fossi tu a sperimentare la dittatura?
Con la pandemia non puoi pensare a queste cose, vero? Bene, allora forse ricorderai quanto sto per scriverti, già che si tratta soltanto di qualche giorno fa. Hai sputtanato i cinesi e hai preso per il culo gli italiani. Entrambi stavano morendo mentre lo facevi. Ora sei tu l’infettato. O forse non ancora; per ora sei salvo. E allora?
“Occhio per occhio, e il mondo diventa cieco” — Ghandi
Le enormi masse di persone non smetteranno di spingere ai nostri confini, perché non possono vivere nelle loro terre natali. Di conseguenza abbiamo una sola maniera di gestire un problema globale, tutti noi: accettare la realtà e trovare soluzioni assieme, invece di respingere esseri umani come se fossero orde di Demoni.
Siamo noi.
La globalizzazione non è un concetto economico, cosa di cui chi ci governa s’è illuso. Non puoi pretendere di avere il tuo gadget tecnologico e che le persone che lo assemblano per 10 ore al giorno non sognino un futuro migliore, quando escono da quelle fabbriche in Asia. Così come non puoi pretendere di essere pronto per il mondo, se l’unica cosa che conosci è il comfort del Primo Mondo.
Onestamente, io non lo sono. Tu lo sei? Non posso guardare due persone picchiarsi in discoteca. Non ce la faccio, devo girare la testa. Cosa farei faccia a faccia con dei criminali? alla violenza cieca? Cosa farei a tu per tu con la realtà?
E cosa possiamo noi pigri dalla pancia piena di fronte a professionisti che hanno vissuto la povertà e che, completati gli studi, emigrano legalmente verso i nostri Paesi? Vengono da realtà dure, terribili e letali. Sono ottimi professionisti e la loro volontà è dieci volte più ferrea della nostra.
E non è forse vero che quello che loro sognano è quello che noi stiamo cercando di evadere? Impiegato dalle 9 alle 5. Schiavitù moderna, la chiamano – insultando poveri cristi davvero schiavizzati nel 2020, perché gli schiavi esistono ancora e non sono pochi.
Poi ti dicono di non essere negativo.
Cos’è questo casino?
Non è ancora abbastanza chiaro che ci prendono per i fondelli in molteplici modi? Noi, le masse, siamo manipolati, usati e abusati. Ci sono così tanti segni, ovunque, che non possiamo nemmeno girare la testa per non vedere. O forse potremmo, ma finiremmo per perderci. Il Male vince.
Sai cosa ti dico, allora? È molto meglio vedersi in lacrime allo specchio, piuttosto che ignorare che stiamo piangendo.
Di nuovo, sono soltanto io o stiamo morendo dentro e chiedendo un qualche tipo di salvazione, al limite della disperazione? Be’, non c’è alcuna salvazione possibile, se non ci guardiamo dritti negli occhi e scaviamo a fondo in cerca delle nostre rispettive verità.
Abbisognamo di una rivoluzione, uno shock di massa. La rEvoluzione che ho in mente parte da dentro. Non è new age. Ho in mente un approccio olistico a tutta l’incredibile conoscenza che possediamo come specie. Abbiamo bizzeffe di teorie da mettere in pratica e così elevare la nostra specie a quello che potrebbe e dovrebbe essere. È questione di vivere appieno, liberarci dalle molte bugie che ci vengono dette.
E dobbiamo soprattutto liberarci dalle bugie che ci diciamo.
Guardare la realtà negli occhi.
rEvoluzione
Dobbiamo smetterla di andare alla deriva privi di una direzione ragionata. Se continuiamo a far questo casino, non possiamo nemmeno lontanamente sperare di evolvere a sufficienza e salvarci il culo.
Non c’è tempo
Il Coronavirus non è una coincidenza. Le temperature stanno aumentando. Prima o poi le zanzare porteranno le malattie tropicali alle nostre latitudini. I ghiacci si stanno sciogliendo, e nel ghiaccio c’è qualsiasi pandemia possiate immaginarvi, anche quella che ci sterminerà. E non sono soltanto i Poli a sciogliersi, c’è il permafrost, che contiene gas metano in quantità enormi, abbastanza da cambiare l’atmosfera e soffocarci tutti.
Guarda,
non sto cercando di dirti che moriremo tutti. Mark Twain aveva ragione: da qui non se ne esce vivi. Tutti esaleremo il nostro ultimo respiro, nessuno escluso. Quello che ti sto dicendo è che dobbiamo vivere usando il nostro potenziale.
Ma
scriviamo e non leggiamo, parliamo e non ascoltiamo, litighiamo e non ci spieghiamo, combattiamo e non ci stringiamo la mano. Giudichiamo, puntiamo il dito. Non siamo mai noi, così sputiamo parole sprezzanti, spargendo odio e ignoranza. Mangiamo cibo di merda, stiamo seduti tutto il tempo, corriamo in ufficio come frenetiche cavie dentro la ruota che è posta dentro la gabbia. E quando finalmente ne usciamo, pensiamo quasi esclusivamente a divertirci o a fissare un qualche tipo di schermo, come in ufficio. Gridiamo quando dovremmo fare silenzio, restiamo in silenzio quando dovremmo parlare.
Discutiamo appassionatamente di politica, di “V per Vendetta”, “the Matrix” e tutti questi meravigliosi concetti (e paure), sorridendo soddisfatti come se parlarne ci rendesse liberi o intelligenti.
La verità è che non consideriamo mai che stia accadendo a noi.
“Va bene, eccoti servito” – Dio, o la Natura
Alla fine è arrivata una cosa che riguarda tutti noi. Cosa vuoi fare quando finisce la quarantena? Ieri una ricerca effettuata in molti Paesi del Primo Mondo e pubblicata su El País ha evidenziato che il 90% di noi pensa che non cambierà nulla.
Poco male, se sei arrivato alla fine del mio articolo, ricorderai le mie parole.
Indietro non si torna.