Destinato a fallire

Le basse aspettative non possono proteggere all’infinito un entusiasmo moribondo. Da tempo sento di voler svoltare.

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20 Marzo 2024

A

volte ho la netta impressione di essere rimasto intrappolato in un loop psicologico: scrivo perché amo scrivere, non vedo un interesse esterno consistente, che mi dia l’impressione di aver fatto qualcosa di bello, prim’ancora che utile, mi abbatto, eppure continuo a scrivere, perché credo nel valore dei miei testi… Inoltre, e lo sottolineo non appena ne ho l’occasione, scrivo perché amo scrivere.

Così scrivo e scrivo e scrivo ancora. All’infinito.

Risultato? Continuo a fare una cosa che amo, ma continuo a restare deluso dai riscontri che ottengo e per qualche tempo mi abbatto, per poi ricominciare daccapo.

Sul serio: qual è il risultato concreto? Che continuo ad alimentare la sindrome dell’impostore che scatta a fronte dei pochissimi risultati positivi ottenuti e così, fatalmente, persevero e mi abbatto ancora e ancora. All’infinito.

Non mi sembra una cosa sana.

Nel 2022, chiusi i due cerchi rimasti in sospeso (i miei romanzi Senzanome e Il giorno dopo), ho cominciato a chiedermi se avesse senso continuare così.

Quell’interrogarmi ha cambiato qualcosa. Imperfetto equilibrio, il testo che ho scritto dopo la pausa riflessiva di sei mesi, non è un romanzo come gli altri. Anzi, è talmente diverso che non è esagerato considerarlo un vero azzardo, personalmente parlando. Mi sono denudato. La natura surrealista della vicenda non toglie un solo milligrammo al peso della verità che contiene: la mia.

I riscontri non mi hanno deluso, anzi, ma mi aspettavo ben altra diffusione. Il solito, inguaribile romantico che crede il passaparola sia ancora la chiave in una società come quella odierna. Sono un illuso. Di conseguenza rieccomi a tu per tu con l’abbattimento e l’amara, insistente domanda.

Ha senso?

A differenza degli altri giorni, però, oggi ho una risposta chiara.

No, non ne ha.

Qual è la diretta conseguenza? Smetto di scrivere? No, però declasso l’attività. Devo e voglio completare la traduzione allo spagnolo di Imperfetto equilibrio, perché ritengo sia un testo che meriti attenzione, che parli alla persone dal profondo della mia assoluta, totalizzante vulnerabilità; umanità.

Non è intrattenimento. È vita reale.

E cosa significa che declasso la scrittura? Be’… che, una volta finita la traduzione, non sarà più la mia priorità.

Proietto me stesso nel futuro e ciò che vedo non mi piace, nel caso in cui l’andazzo continuasse così. Deluso, amareggiato… e con dentro di me questo continuo, assillante sottofondo di bisbigli. Questo sussurro freddo, impietoso: “Avresti impiegato meglio il tuo tempo dedicandoti a qualcosa di nuovo, che ti ridonasse entusiasmo”.

Già, le aspettative e l’entusiasmo.

Le aspettative uno riesce ad abbassarle, con l’esperienza, dopo le molte battaglie perse. L’entusiasmo, però, in ogni caso ti saluta e s’allontana.

Non voglio vivere la mia creatività da disilluso. È una cosa meravigliosa e non se lo merita. Per oltre trent’anni ho dedicato tanto tempo della mia vita a qualcosa che mi ha donato esperienze edificanti: la scrittura. Tuttavia, affinché non diventi troppo, devo cambiare registro.

È una questione di salute mentale.

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2 commenti su “Destinato a fallire”

  1. Il problema è che siamo in una società che legge poco e sempre meno, che è sempre più di corsa e ha sempre meno voglia di fermarsi a pensare e a impegnarsi. Sembra di lottare contro i mulini a vento. E purtoppo, così è. Ma non riguarda solo scrittura e lettura: riguarda tutto ormai.

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