Due opposte mentalità per rovinare o dominare tutto

Quando cadi puoi scegliere di restare disteso o di rialzarti

6 Agosto 2020

Nota: quest’articolo è stato pubblicato in inglese il 7 marzo 2020. La sua traduzione era prevista. Il recente incidente di Alex Zanardi e le sue attuali condizioni di salute mi addolorano profondamente. Penso spesso a lui, come molti di noi. Non ne sospendo la pubblicazione: oggi, più che mai, la sua vita è un esempio.

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La vita ha i suoi momenti. Più invecchi, più capisci che certe esperienze sono comuni. Tutti le viviamo. È un viaggio e intraprenderlo porta a una crescita personale, la quale a sua volta comporta la comprensione di alcune leggi interiori.

Non puoi vivere appieno la tua vita senza imparare quelle stesse leggi, ma niente panico: il flusso delle opportunità è continuo. Prima o poi ne coglierai una. C’è spazio per chi è rapido e per chi è lento. La tua velocità va bene così com’è finché ti senti bene. Lo stupido non esiste, soltanto l’ignorante, e l’ignoranza spinge le persone a fare e dire cose stupide.

Perché ciò accade è facile da spiegare. Per imparare una lezione non è sufficiente studiare, devi metterla in pratica. E molte volte non esiste alcuna teoria che ti guidi.

Devi commettere errori, migliorare la tua resistenza, vivere in modo via via più intelligente. È ciò che insegniamo ai nostri figli, soffrendo perché impossibilitati a proteggerli per sempre mentre li esponiamo alla vita poco a poco. I complessi d’inferiorità non dovrebbero avere alcuno spazio. E quando il gioco si fa duro, ricorda che la gioia si raggiunge grazie alle sfide che la vita t’impone. Perdendo diventi umile, e l’umiltà è uno dei grandi poteri.

Non c’è modo d’esprimere il meglio di te senza che alcuna cicatrice ti segni l’anima.

La tua resilienza è il risultato di una serie di fatti spiacevoli. La tua autostima è la conseguenza di come reagisci a tali fatti. La somma delle due costituisce la maggior parte della tua forza interiore. Non so chi l’abbia detto per primo, ma la vita è fatta dal cadere e rialzarsi miriadi di volte.

Non sorprende affatto che venga sempre il momento in cui realizzi di non essere speciale. Quel momento in cui senti di essere parte di una moltitudine, di valere uno, che non sei la leggendaria pecora nera tipo il Capitan Sparrow o il ribelle alla James Dean che lotta contro qualsivoglia ingiustizia. Sei bianco quanto le pecore che ti circondano, anche se il tuo incarnato è nero o di un qualsiasi altro meraviglioso colore.

La saggezza è la conoscenza dei propri umani limiti.

La verità è la somma di tali limiti.

Tutti abbiamo limiti.

Qual è la tua verità, dunque?

Ho trascorso sin troppo tempo seduto nel mio giardino fumando canne e consumando ore e ore di Netflix. “Be’, sto studiando tecnica narrativa, storytelling…” mi dicevo.

Mi stavo nascondendo come il codardo che ero, questa è la verità. La mia verità.

Il buono delle verità è che sono scale che portano alla libertà. I cliché sono veritieri, per questo sono fastidiosi in scrittura: in troppi li ripetono – poi ci siamo noi che non vogliamo sentire la verità, vero?

Così sia, torno a quanto sopraddetto: tutti impariamo le stesse lezioni. Quello è il luogo in cui i cliché sono nati.

Non puoi essere amato se non sei gentile, nemmeno con te stesso. Non ami appieno se non dai tutto a qualcun altro e ti dimentichi di te. Non puoi assurgere alla grandezza se non sei umile.

Per questo siamo così sorpresi, deliziati, e sentiamo ammirazione di fronte a grandi persone: sono umili e spesso la cosa ci lascia interdetti. Credere alla modestia è difficile, a volte… Voglio dire, la nostra mente cerca una scappatoia nel tentativo d’evitare una comparazione priva di senso. Se potessimo misurare tale incredulità, incontreremmo l’ampiezza dei nostri limiti.

D’accordo, ma l’umiltà è qualcosa cui si può aspirare o è innata?

Siamo chi siamo e l’unica comparazione significativa è ciò che vediamo allo specchio.

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Alex Zanardi è il mio esempio di grande persona vivente. Ricordo una sua intervista al David Letterman Show, nel 2015.

Dopo che Mr. Letterman lo introdusse con parole molto gentili, Alex Zanardi rispose: “Sai, è sempre una questione di prospettiva. Quest’anno stavo partecipando a un evento incredibile—

Mr. Letterman: “L’Iron Man?

Alex Zanardi: “Esatto. Ero arrivato al punto, prossimo alla fine, in cui stavo spingendo la mia sedia a rotelle olimpica. Per farla breve, tu non afferri i cerchi per spingere la sedia. Semplicemente li spingi, li colpisci. E a causa del sudore perdevo la presa. I miei guanti scivolavano sui cerchi. Allora, io ero a metà di una sezione al centro di Kona, sulla strada di Panami, ed era davvero ripida. Voglio dire, era dura. Stavo ascendendo tra le due e le tre miglia all’ora, suppongo, dando tutto ciò che avevo per mantenere la presa sui cerchi. E… C’era questa signora che mi osservava con le lacrime agli occhi, totalmente distrutta. Mi gridava: “ Sei una tale ispirazione!” probabilmente perché dall’esterno sembravo qualcuno che contro tutte le avversità cercava di andare avanti, nonostante avesse già percorso così tante miglia. Invece io stavo imprecando, perché non riuscivo a spingere bene i miei cerchi! Perciò, alla fine è soltanto una questione di prospettiva, dopo tutto.

Alex Zanardi perse le gambe durante un gran premio di Formula 1 – fu sul punto di morire. Quando si risvegliò, pensò d’avere un’enorme opportunità, perché era ancora vivo. Pensò di essere fortunato. Perdere le gambe era la fine della sua carriera come pilota, ma lui vi vide un’opportunità. Quando si parla dell’importanza della mentalità.

Per molti di noi non è semplice essere così positivi.

Ora, stiamo attenti. Si parla un sacco della mentalità – abito mentale, forma mentis, mindset, chiamatelo come preferite – come se fosse la soluzione. È l’inizio; meglio, è un buon inizio. Nondimeno è “solo” l’inizio e dobbiamo trasformarlo in azione.

Alex Zanardi lo fece. Continua a vincere medaglie paralimpiche, sfornare grandi performance all’Iron Man, guida macchine da corsa con uno speciale sistema inventato assieme al suo team corse – sicché, sorpresa, non era la fine della sua carriera da pilota.

Non si ferma e vive con il sorriso sul volto senza gambe.

Non c’è alcuna scorciatoia, si deve vivere

Questa è la verità cui le grandi persone ci mettono di fronte, continuamente. Non è qualcosa da osservare con meraviglia, magari vergognandoci. Quella sarebbe una prospettiva tragica, sbagliatissima. Il modo perfetto per malinterpretare la lezione.

Non possiamo raggiungere la grandezza che ci è propria se agiamo come vittime delle circostanze, questo è l’insegnamento per tutti noi. E siamo pigri se pensiamo che reagire sia uno stato mentale. Non importa quale sia stata la nostra vita fino a quel momento, la verità è lì, come un muro al centro della strada. Cerchiamo di aggirarla, anziché scalarla. A volte tentiamo perfino di distruggerla, se non riusciamo a ignorarla, sperando di non perdere la nostra inutile, patetica direzione verso il nulla. E così falliamo una volta dopo l’altra.

Non possiamo sconfiggere la verità. Mentendo a noi stessi, stiamo soltanto ritardando il giorno in cui dovremo fronteggiarla. Stiamo fingendo. L’unica via d’uscita è smettere di lamentarsi e accettarla. Digerirla e costruire la nostra forza interiore partendo da essa.

Tutti abbiamo limiti, e la vita ne aggiunge altri lungo il cammino – come un paio di gambe mancanti. Mi stavo comportando come se fossi speciale, degno di pietà, autorizzato a gettare la mia vita. Poi, una notte, mi ricordai di un passaggio del mio ultimo romanzo.

Foste creati per appartenere al mondo e al mondo appartenete, anche se sembrate dimenticarvelo. Vi rifugiate nei vostri precari equilibri, disperatamente aggrappati a piccole certezze che sono enormi bugie. Avete fede nell’inganno, mentendo a voi stessi con perseveranza pur di sentirvi al sicuro. Una fede ottusa, ancor più che sciocca. Sembrate proteggervi dagli uragani con pezzi di cartone, convinti che non vi bagnerete. Poi il mondo gira su se stesso un’altra volta, sollevando un po’ di vento, e vi ritrovate bagnati fradici.

L’ottuso è tale perché è solito ostinarsi. Così tornate alla tana, convinti di essere salvi, quando invece siete perduti e tutta quell’acqua altro non è che l’inizio della vostra salvezza. Vi bagna, vi fa sentire freddo, ma vi lava.

Non ha molto senso star lì ad asciugarsi con tanto zelo: pioverà.

La vita vi bagna e vi bagna ancora, senza posa, finché non capite che non c’è soluzione, che l’unica via è vivere. „

Ho smesso di fumare e trovato la strada per rialzarmi da quella fottuta sedia.

Ora tutto ciò che rimane di quegli anni è la sensazione d’essere scappato di prigione. Una prigione bizzarra e per questo molto pericolosa, che io stesso ho costruito, e la cui unica chiave era nella mia tasca. Resta anche un pugno di nuove stagioni di serie TV da guardare – ahi! Fa un po’ male… La questione dello storytelling è vera: alcune serie sono incredibili per chi racconta storie, come i romanzieri, ma non ho più tempo da perdere. Preferisco parlare a noi due.

Ero perso perché volevo perdermi. Non c’è altra spiegazione al fatto che la mia mano non s’allungasse mai verso la tasca.

Le mie sono soltanto un mucchio di parole. Non so cosa tu stia attraversando, quali siano i tuoi fardelli. I miei erano soltanto una montagna di cazzate. Onestamente. Ancora ne sento la puzza, e qualcosa mi dice di non rallentare: i segugi sguinzagliati da Miss Depressione mi stanno ancora alle calcagna.

Non sono io la persona che può dare lezioni sull’essere vittima. Eppure, dà un’occhiata in giro. Dimmi, chi è stato sempre fortunato? Dai una bella occhiata all’intorno e conta quante grandi persone hanno sofferto tragedie nelle loro rispettive vite. Non sto dicendo che sono la maggior parte, dico che sono molte, ovvero tutti abbiamo una scelta. I fatti sottolineano che le nostre cadute sono l’occasione per rialzarsi.

Dipende da te prendere alcuni pezzi di cartone o vedervi un’opportunità. Puoi restare disteso per terra o rialzarti finché starai di nuovo bello dritto e fiero di chi sei.

“Il dolore è inevitabile, la sofferenza è una scelta” — sutra buddista

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