E adesso?

I miei piani per il 2024.

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11 Marzo 2024

C osa farò della mia misera vita senza social network? Cosa, che vado alla deriva in questo tempo senza più un padrone e mi ritrovo a osservare il mondo fuori dalla finestra, in silenzio, riflettendo rilassato?

Rilassato? Mm… già: rilassato. Meraviglioso. E come farò mai a essere rilassato, se è soltanto il primo giorno e ne sento la mancanza? Semplice: penso a cosa ho guadagnato.

Sono improvvisamente molto più ricco.

Ho più tempo.

TEMPO…

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Ho l’impressione che eliminare i propri social network sia come smettere di fumare. Durante le prime due settimane continuerò a sentirne la mancanza; magari esistono dei veri e propri recettori che devo sterminare, affamandoli.

I social network sono una vera e propria dipendenza psicologica. Prima te ne liberi, meglio è.

Non è una mia soggettiva impressione: tralasciando i quintali di evidenze scientifiche che facciamo finta non esistano, concretamente, più della metà delle persone cui ho chiesto un contatto prima di cancellare tutto mi ha detto che si trova nella mia medesima posizione.

Temiamo le conseguenze di eliminare le “reti sociali” dal nostro quotidiano. Bisognerebbe chiedersi perché. Sarebbe il caso di far fronte ai dubbi e scioglierli: non esiste alcun pericolo o conseguenza negativa a lungo termine, semmai il contrario.

Lo dimostrerò.

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Ora, veniamo al tema del post: cos’ho intenzione di fare col tempo che ho guadagnato?

Sia chiaro, non è una mooontaaagnaaa di tempo. Usavo Facebook soprattutto mentre lavoravo. Aggiungo che la mia velocità di battitura alla tastiera è di 90 parole al minuto (chi ha avuto la sfortuna di chattare con me lo sa! Ahahah!!!): quello che a qualcuno sembra un testo lungo a me costa cinque minuti. Inoltre ho scritto talmente tanto che non devo star lì a rileggere e correggere, affinché ciò che voglio comunicare risulti chiaro.

Scrivevo veloce, pubblicavo. Fine.

Tuttavia un’oretta e mezza al giorno direi d’averla guadagnata, facendo una media che tenga in considerazione i fine settimana di cazzeggio, le discussioni partecipate da decine di contatti o quelle che richiedono risposte lunghe; e aggiungiamo l’andare a vedere i profili dei contatti di cui m’interessava stare al tanto, perché “socializzare” non può essere “io parlo e voi ascoltate” – modello seguito da più di qualcuno.

Quanto fa? Arrotondiamo: dieci ore alla settimana. Quaranta ore al mese. Non mi sembra poco. Anzi. Soprattutto se lo sommo a quelle poche di “tempo libero” che possiedo.

Oltre tutto, sono più che certo di essere uno di quelli che usava Facebook in modo moderato. C’è chi lo usa molto di più – e chi di meno, naturalmente. Insomma, diciamo che ero l’utente medio e posso perciò essere preso come esempio generico.

Ora, grazie a queste dieci ore potrò:

  • Scrivere in meno tempo (i miei romanzi).
  • Leggere di più.
  • Scrivere (ancora?) post qui, ove ho assoluta libertà di parola.
  • Riflettere immobile, in silenzio, senza essere schiavo dell’iperattività.
  • In generale, focalizzarmi più a lungo e meglio (tema, quello della concentrazione, importante: una delle prime conseguenze dei social è che sfibrano la capacità di concentrazione).
  • Scrivere (ANCORA!!!) nei miei diari – su Day One, app che uso per mille tematiche diverse. È, in pratica, riflessione per iscritto.
  • Esempi concreti? La prima ora e mezza di oggi la stai leggendo.

    La mia vita è già migliorata.

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    Per il 2024 ho grandi piani creativi e tutti trarranno giovamento dalla mia insindacabile decisione. Riassumo:

  • Tradurre “Imperfetto equilibrio” allo spagnolo (sono a pagina 95, di 239).
  • Scrivere “Sideralema”, il terzo romanzo della mia saga de “I Silenzi” (sto scrivendo il quinto capitolo).
  • Portare avanti i miei progetti su YouTube, che mi donano entusiasmo: la rilettura ragionata de “La Rocca dei Silenzi” e de “Il giorno dopo” – se v’interessa, iscrivetevi al mio canale.
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    Che te ne pare?

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    3 commenti su “E adesso?”

    1. Mi pare che ti stia organizzando bene.
      Non so questo come potrà conciliarsi con un progetto pubblicitario per le tue prossime scritture, ma so anche che tu non miri più a fare grandi numeri.
      È vero che i social distolgono l’attenzione e spesso ci si sta molto più del dovuto. Io, per esempio, devo stare attenta a quanto li uso perché poi, appunto, mi passa la voglia di scrivere.

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      • Non ho mai fatto pubblicità fino a ora. E ciò che porta più lettori sono sempre e comunque i blog letterari e i vari book-qualcosa, che puoi trovare e contattare anche senza social network, via email. Poi, se vuoi fare numeri davvero grossi, non scrivi quello che scrivo io o lo fai e traduci all’inglese o ad altre lingue, per Paesi che non discriminano i generi quanto l’Italia, evitando in blocco i lettori italiani, da sempre esterofili.

        Insomma, in breve, non vedo il problema. Se perdo qualcosa, sarà qualche decina di copie, che non cambiano la vita a nessuno.

        Grazie per passare in questi luoghi oscuri…

    2. Come già sai, dai social sono stato lontano, anzi, non ci sono mai entrato, ma lo stesso discorso si può fare con la rete: non è facile staccarsi da essa. Utile, che quando non funziona (e succede sempre quando ne hai bisogno) si fa sentire, ma porta via molto tempo, spesso inutilmente: occorre sapersi gestire. E capire che la vita è altro. Purtroppo ci siamo intossicati con essa (e mi ci metto pure io), ma bisogna metterci dei paletti perché la vita è una ed è meglio non farsela portare via senza accorgersene.

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