· ★ ·
1 Settembre 2023
V ero, “Il giorno dopo” al momento non si può più acquistare. Vero, non so se e quando deciderò di renderlo di nuovo disponibile. Ciò che so, però, è che rappresenta il mio lascito al genere fantasy, i cui grandi autori del passato mi hanno cresciuto.
So anche che un centinaio di persone hanno scaricato entrambi i volumi gratuitamente, durante i tre giorni in cui l’ho regalato, e poi sono scomparse nel nulla. Tutte.
D’altro canto è indubbio che il testo sia indicato soltanto per chi cerca intrattenimento intelligente ed è forte in lettura: non fa sconti di alcun tipo, anzi, semmai sfida.
Il mio è un fantasy per adulti belli svegli e preparati. Non segue l’andazzo imperante, che ha costretto una prima materia meravigliosa come la narrativa e una seconda straordinariamente duttile come la lingua italiana in un angusto pertugio tecnico, fuori dal quale, se osi uscirne per respirare a pieni polmoni, ti aspetta la gogna.
Poco male, perché non sono mai stato timido nelle mie scelte. Insomma, da sempre tiro dritto. Sono lo Scrittore Divergente: non mi accodo, al limite percorro un tratto di strada di fianco a qualcuno, ma è una pura coincidenza che dipende da una mia scelta indipendente.
Da oggi, quando nell’apposita sezione aggiungerò un nuovo estratto, lo analizzerò qui, nel mio blog, evitando eccessive anticipazioni circa le vicende narratevi.
Perché?
Scrivere “tiro dritto” è facile; son due paroline che filano via veloci e ritengo sia impossibile per chiunque comprendere il reale significato che io attribuisco loro. Spiegare perché tiro dritto e come lo faccio, invece, è questione di grande sostanza.
Può non interessare a nessuno, sia chiaro. Tuttavia conta per me: non necessito altro per farlo. Se qualcuno fosse incuriosito dal modo in cui io penso e quindi scrivo fantasy, questi articoli saranno il luogo più indicato.
Non ho mai pubblicato un romanzo “al risparmio”. C’è un lavorio incessante e quasi infaticabile dietro alle mie pagine, siano esse dieci o più di mille: sviscerarlo è questione d’amor proprio.
Nota: questa doverosa premessa allunga di molto il testo. Le prossime volte ci sarà soltanto il link all’estratto e l’analisi.
· ★ ·
L’estratto
Di seguito il link all’estratto – che si aprirà in una nuova finestra:
https://s3nzanom3.com/ilgiornodopo01
L’analisi
Durante un progetto impegnativo come un romanzo le idee si accavallano di continuo e spingono per essere incluse. Lo scrittore non può accontentarle tutte: valuta e finalmente ne approva una minima parte. Fu così che l’idea della struttura de “Il giorno dopo” (NdR, d’ora in avanti IGD) divenne quella definitiva attraversando varie fasi.
IGD è scritto come se fosse un volume redatto dagli storici scenti. Gli Scent sono una popolazione culturalmente molto evoluta che nella mia ambientazione è considerata l’Ago della Bilancia. Sono centrali.
L’idea iniziale era di scrivere in testa a ogni capitolo un’introduzione storica. Mi resi presto conto che sarebbe stato pesante, oltreché fuorviante: il succo del romanzo dovevano essere le vicende dei molti personaggi. Inoltre la mia idea – assai vicina a un ideale, mi sa – è che un gruppo di storici veramente appassionati ed equilibrati eviterebbe gli eccessi di protagonismo. Ovvero, applicando la logica a IGD, non era da storico scenti infilarsi dappertutto.
Finalmente la struttura divenne la seguente: un prefazione storica e poi ulteriori introduzioni soltanto in testa al primo capitolo di ogni “fronte d’azione” (leggi, per ogni sottotrama corposa e, quindi, significativa; ne IGD ce ne sono quattro principali – più due speciali, in testa e in coda al romanzo).
Esclusa la prefazione, il totale delle brani scritti dagli storici scenti ne IGD è di sei su trentotto capitoli e sono tutti concentrati all’inizio del romanzo.
· ★ ·
Ora, se non l’avete ancora fatto, vi invito a leggere l’estratto prima di continuare.
Fatto? (Cit.) 😁
Quella che avete letto è l’introduzione storica scritta da Ombra degli Scent per uno dei due fronti d’azione “speciali”, quello dedicato ai Non-morti. Non vi dico perché è speciale, così evito di rivelare alcunché (non chiedetemi di usare il termine “spoiler” qui; grazie). Sappiate solo che si tratta di un racconto che termina a pagina 50.
Corretto: dopo la prefazione il lettore si trova di fronte un racconto lungo. Il prologo de IGD è il quarto capitolo, a pagina 57. In pratica ho già decimato i lettori, a meno che la qualità del racconto sia davvero alta. Confido e tiro dritto.
Ora, passo ad analizzare il testo: c’è molto da dire, anche se non sembra.
Il primo paragrafo introduce l’atteggiamento degli storici scenti: hanno discusso tra loro a più riprese circa il “collante universale” e sono abbastanza autocritici da sapere che nessuna delle conclusioni a cui sono giunti finora sia accettabile. Dialogo e autocritica, dunque.
Le stesse righe introducono anche elementi culturali degli Scent, ovvero quel “realtà, sogno, immaginazione e vuoto” che passa al lettore attento l’idea che per costoro la verità sia il risultato di quell’intreccio.
Il paragrafo successivo introduce Drùne, il protagonista del racconto lungo, che gli Scent considerano un “Artefice” (il lettore capirà in seguito la definizione). Non soltanto, chiariscono che la sua importanza non dipende da ciò che fece – “fatti storici” –, bensì dalla sua visione del mondo.
A questo punto le cose si fanno decisamente più interessanti per il lettore.
Si viene informati del fatto che il protagonista a un certo punto si lasciò alle spalle i Negromanti per sempre. Ma è la frase successiva quella che dovrebbe far rizzare le antenne:
“Se c’è qualcuno che può dire di conoscere gli innumerevoli tipi d’ombra presenti al mondo, questi è Drùne.”
È scritta al tempo presente.
Ombra degli Scent non fa altro che parlare della sua realtà, usando con precisione la consecutio temporum. Così facendo, però, regala al lettore un indizio importante: Drùne è vivo. La cosa, in sé, non è niente di particolare, ma diviene affascinante se il lettore si ricorda di un inciso scritto qualche riga più sopra: “all’incirca un millennio fa”.
Il paragrafo non si limita a stuzzicare chi cerca indizi, fornisce anche vicoli ciechi quando Ombra invoca Drùne come il massimo esperto circa gli “innumerevoli tipi d’ombra”, ma non dice il perché – ovvero io, lo scrittore, non rivelo il perché, così creo una suggestione e invoglio sottilmente il lettore a scoprire di che si tratta.
Il punto centrale è intellettuale: proprio grazie a questa sua conoscenza, infatti, Drùne la pensa diversamente da tutti loro storici scenti: “per Drùne l’ombra è una sola”, ovvero l’Artefice confuta l’assunto iniziale dell’introduzione, che parla di “innumerevoli tipi d’ombra”.
La chiosa del brano è circolare, perché Ombra degli Scent ritorna sul concetto di “collante universale” e riferisce che loro, gli storici scenti, stanno riflettendo se non sia proprio l’ombra la risposta che stanno cercando.
In pratica, si stanno chiedendo se non essere ancora giunti a una conclusione accettabile non dipenda dal fatto che il loro assunto iniziale sia errato, cioè che l’ombra sia davvero una soltanto e Drùne, che ne è il vero esperto, conosca la risposta – e, implicito, la questione c’entri proprio col suo essere Artefice, perciò con la sua visione del mondo.
· ★ ·
Sono soltanto sette paragrafi di testo. Eppure sono un concentrato di dettagli e nozioni sull’ambientazione, oltreché su un personaggio cardine.
Inoltre, il brano evidenzia perché l’uso preciso della lingua sia essenziale, dato che la padronanza del mezzo dona un più ampio ventaglio di possibilità.
Spero oltre tutto, d’aver passato l’idea che l’equilibrio a cui uno scrittore giunge sia sempre il frutto di un’intenzione chiara ed equilibrata, a cui non si può giungere se non si riflette sul testo senza risparmiarsi una volta stessa la prima stesura.
Testi come questo escono di getto: la loro circolarità è istintiva, fa parte di un’idea limpida e uno scrivere lucido, centrato. Tuttavia la precisione finale – che si ottiene anche per sottrazione – è una qualità a cui si giunge grazie alla revisione.
Scrivere significa fluire in modo istintivo, per poi raccontare chirurgicamente, dosando il contenuto.
Aggiungo, perché mi pare evidente già da questo primo estratto, che io non condivido affatto l’idea che si debba spiegare tutto a chi legge. Anzi, lo ritengo un errore grave – e una deriva cui sin troppi ci hanno abituato.
Perché non spiegare tutto? Perché non lo faccio?
Uno perché renderebbe il testo noioso, due perché ambisco ad annoverare tra i miei lettori persone intelligenti, tre perché farlo significherebbe abbassare la qualità del testo, limitando le scelte narrative.
L’estratto mi è piaciuto, sarà perché considero il fantasy non solo intrattenimento ma anche ricerca e non, come si è ridotto adesso, a pseudoromance per adolescenti (e mi spiace vedere autori come Brooks che per vendere si sono adeguati a questo).
Terry Brooks è rimasto impigliato nella rete di Shannara. È da tantissimo tempo che non propone nulla che faccia la differenza. E lo dico da affezionato: è comunque un gran narratore. Il fantasy migliore, però, è ben lontano dai suoi romanzi, ormai.
Lo young adult si commenta da solo. Ci sono anche cose buone – mi dicono, non lo leggo –, ma quello che veramente mi pare stagnante, salvo casi eccezionali, è quello per adulti. Un “mi pare”, però, è doveroso: leggo molto poco fantasy, ormai. Mi ha stancato. Ogni tanto provo qualcosa di quello nuovo, che mi dicono “eccezionale” e lo mollo.
Dal 2000 in poi Brooks è andato sempre più in basso: gli ho dato da allora dieci anni di possibilità, ma poi ho detto basta. Comunque lo ringrazio per quello che ha fatto fino alla fine degli anni 90; sarò stato adolescente e vedevo le cose in maniera diversa, ma anche rileggendole anni dopo e non provando le stesse emozioni, le sue opere rimangono buone.
Dipende come si affronta lo young adult: se lo si va diventare un paranormal romance scadente, è la fine. Di recente del fantasy o leggo Erikson o leggo Sanderson; non ho trovato altro al momento che m’ispirasse.
Non c’è mai stato molto, di un certo livello, va detto. E noi, ormai, siamo figli di una scuola che aveva messo assai meno paletti e spaziava molto più di quanto si faccia oggi. Trovo il fantasy odierno mediamente angusto, schiacciato su un pessimismo senza soluzione di continuità spacciato per realismo (ma quando mai? Siamo una specie devastante, ma trovo scandalosa ed errata questa lettura cinica delle persone).
Poi, per carità, ha pieno diritto di esistere anche quella visione. Infastidisce che, invece di starsene per i fatti suoi, giudichi tutto il resto denigrando e minimizzando.
Io ho i due volumi che hai offerto gratis. Li ho scaricati e sono in lista di lettura. Sono felice di averli e conto di leggerli perché ho amato molto “La rocca dei silenzi” e mi piacerà approfondire la tua scrittura.
Tutto questo per dire che tra i tanti, io non sono “sparita” col malloppo.
Naturalmente immagino ci sia una minoranza che, semplicemente, non ha ancora avuto il tempo di leggerli nonostante ne abbia l’intenzione – come nel tuo caso (e sono contento che li hai scaricati gratis!). Quello che urla vendetta è quel “nessuno”.
Comunque agogno di sapere cosa ne pensi: “Il giorno dopo” è veramente il romanzo (fantasy) più ambizioso che io abbia mai scritto: “La Rocca dei Silenzi” è, in pratica, il prologo della saga, il testo che stabilisce l’atteggiamento e la prospettiva dell’autore. Qui, però, c’è molto di più – e torno anche al mio amato “sense of wonder” a palate.
Intanto io scrivo. Posso attendere a lungo, senza problemi.
P.S.: grazie per passare in questi oscuri e difficoltosi lidi.