Fine rilettura del primo “fronte d’azione”
Ho finito oggi la rilettura del primo fronte d’azione previsto. Sulla carta era quello con i problemi maggiori e il più complesso da gestire.
Sono piacevolmente sorpreso.
Già ero al corrente che c’era una situazione da sistemare. Arrivato al punto, ho riletto il capitolo in questione e deciso come agire: nulla di grave. Una sola scena va smembrata e altre due piccole scene (o una un po’ più larga) aggiunte. Primo problema risolto.
Ero “preoccupato” per l’ultimo capitolo scritto, che dovrebbe illustrare una situazione di miseria assoluta, anche se in seguito a condizioni ambientali precise. Ebbene, sono piacevolmente sorpreso. Non solo la descrizione che ne esce è valida e il capitolo va benissimo così com’è, non devo tagliare scene intere e riscrivere daccapo nulla. Mi sono perfino divertito e ho trovato alcune scene sorprendenti: una d’azione che m’ha preso alla sprovvista (non la ricordavo) e che funziona assai bene e un’altra, la successiva, che è quella che descrive l’ambientazione con maggior dettaglio, altrettanto efficace e pure spassosa (ho letteralmente riso a un certo punto).
Quindi bene, il bilancio è positivo circa gli Uomini e le loro miserie.
Devo occuparmi di un paio di punti in cui tagliare, riscrivere e aggiungere pesantemente, ma per il resto il fronte d’azione è una più che degna prima stesura (specie i primi capitoli, già riletti parecchie volte, ovvero non sono una prima stesura – a meno che non voglia prendermi in giro).
Ciò che va migliorato è la prosa. Nel 2005, in seguito a La Rocca dei Silenzi, scrivevo così. Capisco. Suppongo che la mia maturità artistica sia sensibilmente superiore ora, grazie ai cinque anni di scrittura dedicati a Senzanome – sebbene ne siano trascorsi altrettanti dalla sua ultimazione.
Ho notato cose fastidiose, come inglesismi privi di senso – conseguenza delle mie abitudini di lettura, giacché sono anni che non leggo romanzi in italiano. Sono difetti che si eliminano facilmente, a ogni modo, perché evidenti (specie se si legge ad alta voce). Altro discorso la verbosità di certi passaggi: troppe parole, Andrea. Troppe. È necessaria una maggior sintesi e una maggior padronanza del linguaggio rispetto a quanto scritto. Troppo spesso le circonlocuzioni sostituiscono termini precisi e nemmeno così dotti. Devo compiere il percorso inverso durante la revisione: semplificare il testo, farlo scorrere di più. Considerando che questi capitoli furono scritti nel 2006 nel migliore dei casi, non credo sia un grosso problema sciogliere i nodi della prosa: oggi la mia tecnica è migliore e il mio approccio alla storia è più maturo.
Soddisfatto da questa prima parte della rilettura, insomma.
Mi sento più vicino alla scrittura vera e propria. E questo è un bene per l’ultimazione del romanzo. “Il giorno dopo” sarà realtà.
Considerando che è stato iniziato nel 2005, terminarlo nel 2020 sarà un evento per me. È bello scoprire che non è difficile ripartire.
Nota a latere: rileggere, annotare, decidere e non cadere nella tentazione di correggere singole frasi non è una cosa così semplice, quando si deve sostenere una media di 10.000 parole al giorno e si hanno poche ore a disposizione.
Senza disciplina non si riesce a mantenere un simile ritmo. 10.000 parole al giorno sono molte.
Come sempre ho cominciato male, ma ho finito meglio del pianificato.
Adesso andrò spedito.
Accendere una candela è gettare un’ombra :: Andrea