2 Maggio 2020
Diciamocelo in faccia, senza tanti fronzoli: uno scrittore nel 2020 ha poche possibilità di vivere dei propri romanzi. Si vende la scrittura come “alla portata di tutti”, quindi la quantità di scritti è sproporzionata ed emergere è complicato. In Italia le case editrici son quello che sono e comunque si son sempre fatte gli affaracci loro. Ricorrere al self-publishing vi qualifica subito come mediocri e questo in un Paese i cui lettori sono esterofili e snobbano anche chi pubblica per un grosso gruppo, se italiano.
Più che un sogno sembra un miraggio e la borraccia è vuota.
Eppure, mai come oggi gli scrittori hanno avuto così tanti strumenti e così tanti potenziali lettori a portata di mano. È soltanto una questione di prospettiva e di pensare “out of the box“, fuori dalla scatola in cui noi autori ci siamo infilati da soli. Siamo un po’ tutti come gatti con la testa incastrata nella scatoletta dei nostri limiti.
Gironzolo ogni tanto su Writer’s Dream, quatto quatto, in silenzio, senza intervenire. I commenti sono deprimenti e mi passa subito la voglia. Da un lato c’è molta inesperienza, comprensibile e naturale, dall’altro c’è un certo pragmatismo un po’ disfattista che vuol passare per realismo. La realtà è che gli editori tradizionali hanno perso molto del loro fascino e, soprattutto, della loro autorità. E così i molti che blaterano di criteri ormai marcescenti.
Ora, lungi da me creare polemiche sterili, di cui sinceramente non me ne frega nulla. I dati son dati. In Italia ci si è difesi con le unghie e con i denti contro gli ebook, ad esempio, perché siamo sempre stati bravissimi a darci la zappa sui piedi. Radicati nelle buone vecchie abitudini che ci porteranno tutti alla tomba infelici.
Frattanto il mondo avanza. Non che all’estero sia un Paradiso, sempre per il succitato principio per cui “chiunque può diventare uno scrittore”, ma le cose sono assai più dinamiche.
Da gennaio ho cominciato ad aprirmi alla scrittura in inglese, con una certa fatica, ma con mia sorpresa pure con riscontri tutt’altro che banali. Volevo tastare con mano l’atteggiamento internazionale dei lettori per uscire dall’ormai remoto pantano italico.
Alcuni sanno che vivo dal 2010 in Spagna e che dal 2006 sono sparito dalle scene pubbliche, poco dopo la pubblicazione del mio ultimo fiasco, La Rocca dei Silenzi — romanzo Fantasy pubblicato dall’Editrice Nord, che con qualche inconfutabile responsabilità l’ha spedito direttamente al patibolo.
La mia domanda è sempre stata la stessa: e se sapessi scrivere in inglese, quale sarebbe stata la mia storia autoriale? Ho sempre creduto nella mia creatività, meno nella mia intransigenza, ma è bene che ci si renda conto di una cosa che chiunque abbia avuto il dispiacere di lavorare con me sa dell’autore che sono: non mi racconto balle e sono un tipo pragmatico. Per ambire a una “vita di scrittura”, non c’è niente di meglio che essere concreti.
Ovvero, non c’è modo di sapere come andrebbe senza provarci–sul serio.
Quindi ho cominciato a scrivere articoli in inglese su Medium. E da lì son rimbalzato qui, a distanza di qualche mese, perché sono e resto un romanziere italiano e l’esperienza acquisista in 30 anni di scrittura non si butta nel cesso quasi che fosse carta igienica–anche se in tempi di pandemia pare sia andata a ruba. In italiano scrivo quello che mi pare e piace, nel registro più appropriato e nulla mi spaventa davvero.
Non ho grandi segreti e non credo ve ne siano. Se uno scrittore smette di divertirsi quando scrive e non si sfida, allora è finito. Cristallino come l’acqua dei ruscelli alpini. Se gli manca la curiosità, se non ha più voglia d’imparere, di ampliare i propri orizzonti, allora è meglio ambisca a una carriera in qualche grigio ufficio di questo mondo sempre più alienato e soffocante in cui ci siamo infilati allegramente.
Non so voi, ma io non rinuncio. Continuo a sognare e se morirò sognando sarà assai meglio che essermi dato per morto prima del tempo.
Quali armi abbiamo a disposizione?
L’esperienza su Medium mi ha donato una nuova prospettiva. Certo, non tutti hanno dalla loro una conoscenza dell’inglese che gli permetta di provare una simile esperienza. Ebbene, nemmeno io. Qualitativamente parlando, le mie vette sono narrative. La mia “saggistica” non è mai stata questo granché. Mi si leggeva e ascoltava soltanto in virtù dei miei trascorsi editoriali nei primi anni 2000.
In pochi mesi ho imparato molto. Ho compreso l’inefficacia di quanto scritto fino a oggi, nonostante i miei contenuti siano sempre stati sopra la media grazie all’esperienza decennale e alla fortuna d’aver vissuto il funzionamento di una casa editrice a gestione familiare e del secondo gruppo editoriale d’Italia.
Ho soltanto “fatto catalogo”, ma l’esperienza acquisita nemmeno la criptonite può prosciugarla. Ora so cosa posso e devo fare. In questi anni di silenzio non ho scritto quasi nulla, ma ho letto e studiato parecchio, perché nonostate fossi demoralizzato, privo d’energia e pure un po’ depresso, se posso confessarmi, la scintilla artistica non m’ha mai abbandonato.
Oggi uno scrittore può contare su strumenti importanti. Vi faccio un elenco sommario, giusto per farvi capire di cosa parlo. Avrò tempo di parlarvene in dettaglio e spero che capiate che c’è un modo fruttifero di pensare al futuro. Si può schifare l’andazzo pessimista tutto italiano che ho sempre denunciato e che oggi m’appare ancora più triste e sterile. Certo, non con l’atteggiamento di cui porto le cicatrici addosso: essere chiusi e rissosi non porta a nulla.
Si può fare. Non so voi, ma io ho tutta l’intenzione di provarci sul serio. Come? Gli strumenti:
• Centralizzare la propria presenza in un sito web
• Muoversi su Facebook a imparare a usare gli ADS (annunci)
• Usare l’affiliazione per creare un’entrata aggiuntiva (e poter affrontare costi di produzione)
• Studiare e imparare l’inglese il meglio possibile
• Da scrittori di narrativa, aprirsi alla saggistica
• Conoscere davvero internet: SEO, il “nuovo marketing”, Amazon & Co. e decine di altre cose…
• Dulcis in fundo, non limitarsi mai come scrittori e, quindi, come persona
· ★ ·
La lista potrebbe allungarsi. Potrei scrivere pagine e pagine circa ognuno di questi punti. La verità è una e una soltanto: se si vuole vivere di scrittura, oggi è possibile, ma ciò passa per una serie di conoscenze che non possono limitarsi ad apprendere l’arte, anche perché non si smette mai d’imparare e non esiste scrittore che non evolva fino alla fine dei suoi giorni.
Se qualcuno mi chiedesse se mi sento “arrivato”, come narratore, mi scapperebbe da ridere. Eppure quando curiosate o leggete e scrivete in qualche forum — per esempio in Writer’s Dream — e per l’ennesima volta vi passa di fronte la trita storiella “l’autore deve imparare a promuoversi” o “uno scrittore non può pensare di scrivere e basta“, smettetela di reagire male.
Uno scrittore deve soprattutto scrivere, ma deve sperimentare.
Anche scrivere un post succinto, efficace per un annuncio su Facebook è scrivere. “Ah, ma io sono un romanziere!” penserà qualcuno, un po’ piccato. Anche io reagivo così. Non più.
Dovete spaziare, imparare tecniche come il copywriting, strumenti come Mailchimp, imparare a divulgare le vostre conoscenze, a dialogare con chiunque e crearvi un seguito. Non basta narrare, spiace però è la pura verità.
Oppure volete vivere nella speranza che una fottutissima casa editrice vi consideri un genio e, dopo tutta la trafila, abbiate pure successo e non scopriate, come ho scoperto io, che avete fatto catalogo e finisce lì.
Vi ripeto, c’è tanto da fare, ma con curiosità e forza di volontà, con costanza e divertendosi mentre lo si fa, si può andare lontano come non si è mai andati prima.
Mettiamola così: un tempo solo una casa editrice poteva sdoganarvi. Oggi è vero il contrario. Perché siete ancora in così tanti a parlarvi addosso nei forum? Reagite! Se vi state lamentando perché non vedete vie d’uscita, significa che dovete cambiare strategia.
Sì?
Nessuno vi dice che dobbiate smettere di tentare la strada della pubblicazione tradizionale, ma il self-publishing è una risorsa d’incommensurabile valore. Certo, bisogna capire come funziona internet e il mondo fuori dal vostra nicchia nella nicchia che il mercato librario italiano è, per questo bisogna studiare e aprirsi all’abbondanza. O pensate che piangedosi addosso e vedendo tutto nero si vada lontano?
Non so voi, ma io ho un piano preciso in mente.
Il mio Masterplan per il 2020
Nel 2018 mi sono risollevato a fatica, un po’ come un diesel. Tutto mi risultava difficile, ma sono un tipo testardo e ho rialzato la testa. Ora anche il mio sguardo s’è fatto di nuovo penetrante come un tempo. E vi sto fissando.
Il mio piano è semplice:
• Ristrutturazione del mio sito. Non grandi cose — ho già cominciato oggi — perché così com’è non vale i soldi che mi costa, e sono pochi euro. Ci sono dei criteri precisi da rispettare se si vuol essere letti.
• Scrivere con regolarità saggistica. In italiano e in inglese. Se riesco a crearmi una routine, tradurrò anche in spagnolo. Perché? Be’, sono 600 milioni di potenziali lettori.
• Regolare la mia presenza su Medium. Finora sono stato un po’ scostante e la costanza su una piattaforma come quella è fondamentale.
• Affrontare l’ultimo editing di Senzanome. Il romanzo è quasi pronto. Devo asciugarne una parte, ma non credo mi porterà via troppo tempo.
• Finire la prima stesura del mio ultimo romanzo pubblicato. Stavo correggendo quando già scritto — metà romanzo — e il resto è già deciso. Ho nelle dita mille parole all’ora e posso scavare un paio d’ore al giorno per scrivere. Ce la posso fare!
• Iniziare a preparare le mie armi di distrazione di massa. E queste sono segrete, ma saranno importanti in futuro; forse a partire dal 2021. Preferisco non dire nulla per ora, perché ho imparato dai miei errori: troppi annunci sfumati nel nulla. Ho minato la mia credibilità e non lo farò più.
Se avete voglia di seguirmi e imparare da me e con me, grazie al percorso che m’aspetta, sarò felice di parlarvene. E, se vi piacerà, potrete fare una piccola cosa per me: condividere la mia presenza coi vostri amici scrittori.
Il 2020 ha ancora otto mesi. Non so voi, ma io non aspetto il 2021 o la fine della pandemia per darmi da fare. Mi son già scrollato di dosso il disfattismo che affliggeva anche me e sono pronto. Il mio sguardo è fisso sull’orizzonte, il mio cuore colmo di passione come un tempo. È solo questione di pensare ai passi da compiere. E camminare.
Vedo il mio futuro ed è meraviglioso.
“Il futuro ha svariati nomi. Per il debole è impossibile. Per il codardo è ignoto. Eppure per il prode è perfetto.”–Victor Hugo