Il mondo editoriale (III parte)

Chiarito qual è l’atteggiamento che secondo me paga, concludo oggi questa digressione sul mondo editoriale parlandovi a grandi linee di ciò che avviene a contratto firmato.

Editing

Come detto, tra la firma del contratto e l’editing può passare anche un anno o più se l’editore è medio-grande. La prima difficoltà sarà dover lavorare a freddo sul vostro testo in un vero e proprio tour de force, dunque.

L’editor si sarà già presentato e comincerà col darvi una panoramica di ciò che pensa del vostro scritto. L’avrà letto tutto, ovviamente, e si sarà fatto un’idea di cosa c’è da fare per migliorarlo. Da indicazioni generali sulla prosa (“usi quasi sempre lui, ma in certi punti scrivi egli: bisogna uniformare queste cose”), a osservazioni ben più importanti sull’efficacia del racconto (“in tutta questa parte il ritmo rallenta ed è un po’ troppo lunga per una simile lentezza: bisogna snellire o, se non possiamo, ravvivarla”) o ancora osservazioni sui personaggi, sulla coerenza interna e altri macro aspetti del romanzo.

Un buon editor giustifica i suoi appunti al vostro operato. Sa che certi aspetti emergono quando non si è scritto e corretto e riletto il testo molte volte. A un certo punto l’autore è come anestetizzato e capita a chiunque, anche ai più grandi. In pratica l’editor vi starà dicendo: “Se risolviamo questi problemi, il tuo romanzo sarà migliore e i tuoi lettori più contenti”.

Questa è sicuramente la fase più impegnativa di ciò che avviene prima che il romanzo arrivi nelle libreria d’Italia. Dovrete ripassare l’intero romanzo più volte in poco tempo, nell’arco di alcune settimane. Salvo rari casi, non avrete mai lavorato così tanto e così velocemente a un vostro testo – vi capitasse un ritmo più abbordabile, ritenetevi fortunati.

Per l’editor il vostro romanzo è uno dei progetti che ha. Quindi definisce un arco temporale di “editing” considerando la data di pubblicazione pianificata (che deve essere rispettata, perché il battage pubblicitario anticipa le uscite di mesi e le campagne si creano ancor prima – siano pubblicità, siano periodici gratuiti spediti agli iscritti alle notizie della casa editrice… Non importa la forma, il vostro romanzo uscirà dopo). Ovvero l’editor lavorerà assieme a voi con intensità dopo aver lavorato allo stesso modo con l’autore precedente e dopo di voi poi passerà all’autore successivo per lavorare con altrettanta intensità. È il loro ritmo professionale, è elevato e per chiunque di noi non professionisti è impegnativo.

Specie nelle case editrici medio-grandi gli editor sono superman! Almeno, io li vedo così: vestiti come Clark Kent, ma sotto devono avere una tutina blu e rossa con una esse bella grande, altrimenti non si spiega.

I buoni editor sono preziosi consiglieri e infinita risorsa. Bisognerebbe averne uno personale e in miniatura sulla propria scrivania, a casa. Per chiunque abbia a cuore il narrare sono persone davvero interessanti, ricche d’esperienze che traducono in aneddoti meravigliosi.

La copertina

Chiarisco subito un punto: la copertina è nelle mani dell’editore. Per contratto l’autore non può dire nemmeno “ma” in merito.

Ciò detto, di solito l’editor ne parlerà con voi. L’atteggiamento andrà dalla mera comunicazione alla richiesta di un parere. Vedrete il bozzetto. Nel migliore dei casi sarà una richiesta esplorativa, un sondaggio, non avrete alcun reale potere decisionale. Se in una prima fase c’è una certa apertura su cosa va e cosa no – e ci sarà anche spazio per un po’ di filosofia, per così dire –, poi la cosa va come decide l’editor assieme alle altre figure professionali coinvolte (il grafico, il consiglio che si riunisce per discutere le uscite e le vesti dei prossimi “prodotti”…).

Le case editrici hanno una linea grafica e la devono rispettare. Non potete chiedere certe cose, se sono incoerenti con la collana in cui il vostro romanzo verrà inserito (ad esempio volete un’illustrazione quando l’editore usa soltanto foto per la collana in cui inserirà il vostro romanzo). Così come non ne sapete abbastanza di copertine, sempre salvo rari casi.

È buona cosa, se volete facilitarvi la vita, leggersi qualche guida che parla delle copertine. Oggigiorno ve n’è più d’una, specie se conoscete l’inglese. (Se sapete l’inglese, vi consiglio di dare un’occhiata quanto ha scritto sull’argomento Derek Murphy.)

In stampa

A un certo punto, qualche mese prima dell’uscita nelle librerie, avrete finito l’editing. Non tutti reagiscono allo stesso modo, ma di solito se ne esce stanchissimi (mentalmente) e felici. Vi sentirete un po’ come reduci di guerra: l’editor ha le sue difficoltà, ma l’autore ne ha di più. Gli scrittori sono coinvolti emotivamente dal manoscritto, è la loro creature, cosa che rende a tratti indigesto il lavoro di miglioria.

Va bene, fatto! Potrete sedervi in panciolle e godervi lo spettacolo.

Per me la fine dell’editing è sempre stato il momento perfetto per leggere e basta e per decidere quale sarà il prossimo romanzo da scrivere. E dopo qualche settimana, di più non riesco a star “fermo”, iniziarlo. Mi sento bene sapermi già al lavoro su un nuovo romanzo, quando il precedente raggiunge le librerie. Mi dà soddisfazione sentirmi avanti.

Questa è forse la fase che più amo, anche se diverte meno di fare il giro delle librerie e osservare di sottecchi i lettori che prendono il vostro romanzo in mano (eheheh…).

Attorno a voi si muoveranno l’ufficio marketing, che vi chiederà qualche piccolo testo, se non l’ha già fatto, o vi proporrà qualche futuro evento, se siete fortunati. E potreste essere contattati per questioni amministrative. Fine. Passerete cioè da un contatto assiduo al silenzio.

Gli altri professionisti non vi necessitano per svolgere i propri compiti. Il battage pubblicitario si sarà già attivato. Le prime copie saranno state spedite a giornalisti e altre persone che potrebbero essere interessati a recensire il romanzo (e che è bene lo facciano quando esce, quindi devono riceverlo prima dell’arrivo nelle librerie). Vi spediranno le copie “omaggio” (per l’autore) come da contratto.

Tornerete un po’ nell’ombra, ma mossi da sentimenti diversi che in passato: state pur sempre aspettando che il vostro romanzo esca in libreria. Eppure, sì, l’editore tornerà a essere un’entità distante. La cosa può spaesare: perché per voi sarà un evento epocale e uno quasi s’aspetta di parlarne con l’editore ogni giorno, ma per loro è “normale amministrazione”. E stanno lavorando ad altri romanzi, non esistete soltanto voi. Lo sapete, ma qualcosa v’impedisce di accettarlo fino in fondo. (Forse. Ognuno ha i suoi modi di reagire; parlo del più comune.)

Se avete qualche dubbio, se vi sovvengono domande da porre, fatelo: vi risponderanno. Sarà quello il momento in cui vi renderete conto che quel silenzio è diverso rispetto a quello che vivevate aspettando una risposta, una qualsiasi da uno degli editori a cui avevate spedite il manoscritto.

L’editor vi chiamerà telefonicamente, così come gli altri professionisti. Continuerete a usare le email, ma parlerete di ciò che è necessario parlare. Vi assicuro che fa un certo effetto poter chiamare il proprio editore per telefono e sentirsi passare la persona. Dopo quello che un autore deve attraversare per trovare una casa editrice che gli pubblichi il romanzo, sembra una specie di miracolo. All’improvviso esistete!

Il gran giorno

Finalmente il vostro romanzo esce nelle librerie d’Italia (se avete un contratto con un editore a distribuzione nazionale, cosa che dal mio punto di vista è imprescindibile per firmare).

Il primo giorno – e credo che non esista autore che non l’abbia fatto, specie se esordiente – uscirete di casa e girerete per le librerie della vostra città. Il consiglio è di farlo alla mattina e a metà pomeriggio. Molto dipenderà dalla forza della casa editrice che avete “alle spalle”: se è grande, il vostro romanzo sarà sugli scaffali puntuale e sin dall’inizio della giornata nella maggior parte dei casi. Se no, è possibile che appaia con qualche lieve ritardo. Va bene lo stesso, è normale.

Altra cosa è scoprire dove posizionano il vostro romanzo, invece. In vetrina è una gran bella cosa. Potrebbe non andarvi così bene e potrebbero addirittura piazzare il romanzo in una posizione defiliata sugl scaffali – anche se di solito le novità sono in bella mostra, perché la libreria stessa sa che sono quelle col maggior potenziale di vendita.

Il resto ve lo lascio immaginare. È divertente e potrebbero accadervi cose che non dimenticherete mai. A me è stato chiesto un parere sull’autore del mio romanzo. “Conosce quest’autore?” Lì per lì non seppi cosa rispondere, poi scelsi la strada della trasparenza, dicendo che ero io (e che ne avevo una grandissima stima: il lettore rise molto, ma alla fine non lo comprò). Dal mio punto di vista è più divertente ascoltare un paio di avventori parlare del vostro romanzo… Bisogna aspettarsi anche commenti negativi, però, e non star lì a fare smorfie.

Fase davvero eccitante (in quattro romanzi il divertimento di fare questo giro e ascoltare non m’era ancora passato; immagino che Stephen King non se lo possa proprio permettere e probabilmente non gli interessa nemmeno). A ogni modo, durerà poco.

Il bello viene poi…

Qualche tempo dopo

…i lettori cominciano ad aver letto il romanzo e ha pubblicare recensioni, a parlarne nei forum. Questa fase è decisamente la più difficile di tutte. Ovvero, la vita da “star degli scrittori” che avevate sognato è tutt’altra cosa. Di seguito alcune verità immutabili:

• i lettori diranno tutto e il contrario di tutto del vostro romanzo (nel bene e nel male)

• vivrete alcune delle peggiori manifestazioni d’invidia della vostra vita

• riceverete attestati di stima inaspettati

• in pratica, riceverete gratificazione e mortificazione

• sarete al centro di discussioni che… mi ci metto o no, che sono l’autore?

• vi renderete presto conto che prima di pubblicare stavate vaneggiando

In linea di massima considero che ognuno debba essere se stesso. Eppure qualche piccolo “consiglio” vorrei darvelo lo stesso – per esperienza personale, patita e goduta.

Evitate di “azzuffarvi verbalmente” con lettori invidiosi o ipercritici. Gli unici a perdere consenso sarete voi, che siete anche l’unico personalmente coinvolto e interessato da quello specifico romanzo. Come diceva Tolkien, “rispondo soltanto a chi piaccio; non ho tempo per chi mi critica negativamente”. Non era spocchia, era pura saggezza: non riuscirete mai a far cambiare idea a un lettore, inutile tentarvi. Di solito si finisce soltanto per peggiorare la situazione.

Godetevi ogni singola parola positiva e fate tesoro delle critiche negative sensate ed educate: sono preziose e si suppone che dovreste pubblicare un altro romanzo, prima o poi. Assai poche persone vogliono pubblicare un solo libro in vita loro (“ho deciso di scrivere il diario dei miei primi 60 anni…”). Se si ambisce alla pubblicazione, di norma è per continuare a pubblicare.

Siate sempre positivi. Siate disponibili, nei limiti del vostro tempo. Qualsiasi situazione vi propongano, valutate bene, ma in linea di massima accettate gli inviti.

Apritevi. Approfittate per crearvi una rete di contatti tutta nuova e meravigliosa, fatta di lettori, di scrittori e professionisti del settore. In futuro potrebbe avere un valore inestimabile. E molti lettori, quando hanno un contatto diretto con un autore e vengono trattati amabilmente, si sentono inclusi e vi seguiranno con affetto. Siamo animali sociali e non soltanto l’autore ha bisogno di riscontri, chiunque ne abbisogna.

Sarete, insomma, un po’ personaggio pubblico. Volenti o nolenti, dato che c’è anche chi rifugge l’attenzione altrui. Pur pregandovi di restare sempre voi stessi, allo stesso tempo vi dico di mostrare il vostro volto migliore. Mi s’intenda: non un buon volto da attore, il vostro volto. L’importante è che non vi lasciate andare a esternazioni polemiche, negative, al vittimismo. È facile cadere in simili tranelli, perché venite da tanti sogni a occhi aperti e da un duro, dispendioso lavoro nell’ombra. Le vostre aspettative sono molto più alte di quelle che ha Stephen King e qualsiasi altro navigato scrittore. In parte verranno frustrate da qualcuno o da qualcosa… Anche se alla fine vi andrà bene (e ve lo auguro!), ci sarà sempre qualcosa di difficile digestione. Ma insomma, ehi, avete pubblicato un romanzo! È una cosa bellissima, una meta che una minima percentuale di aspiranti scrittori vive. Preparatevi a ricevere negatività, affinché non vi affligga, permettendovi di essere felici per una cosa che in qualsiasi caso è bella da vivere..

 

Mi fermo qui. Ho detto molte cose, anche se ci sarebbe altro da dire. Se avete domande irrisolte, scrivetemi.

La prossima settimana tornerò a parlare di scrittura vera, di pratica.

Vi parlerò degli incipit.

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