Il senso della scrittura è dare • 14

Se ti sei mai chiesto perché i tuoi scritti non ottengono i risultati che ti aspetti, forse non è questione di aspettative troppo alte, bensì che sei troppo concentrato su te stesso.

1 Settembre 2020

Giorni di scrittura con risultati altalenanti. Immagino di essere un po’ più arrugginito di quanto pensassi. O, forse, la questione è che la mia prospettiva è radicalmente cambiata e sulla scrittura e sul suo fine.

La cosa rallenta il mio processo, perché la mia mente fa resistenza.

Immagino debba darle il tempo di abituarsi: smetterla di pensare a sé stessa le costa, ma è il prezzo che deve pagare per ottenere la ricompensa. Non ho dubbi, infatti, che in passato fossi troppo concentrato su me stesso.

La scrittura non mi ha cambiato la vita quanto potrebbe.

Oggi intravedo che il suo potere è di gran lunga maggiore.

Non riesco più a vedervi altra ragione che valga la proverbiale candela, in questo gioco dello scrittore. Scrivere costa molto tempo. Se il fine è egoistico perde il suo potere salvifico. Non raccogli nulla, ti inaridisci e finisci per sentire che era meglio passeggiare, stare con gli amici, condividere il tuo tempo con la famiglia.

Non è una bella sensazione e alla lunga distrugge qualsiasi buon proposito.

Quindi il mio nuovo credo è dare.

Il giorno dopo

Ho scritto il Capitolo 23˚, fronte d’azione degli Elfi.

Ancora una volta è accaduto qualcosa d’inaspettato. È comparso un personaggio che non era previsto, a cui non avevo mai pensato e che mi ha sorpreso. La conseguenza è che sorprenderà anche il lettore, perché non c’è avvisaglia e non c’è pianificazione.

Accade. Punto.

Eppure quadra, perché quanto avevo visto fino a quel momento dei Elfi di Moranne era convincente fino a un certo punto. Era una visione un po’ romantica, artefatta. Così, invece, lo spessore dell’ambientazione aumenta e acquisisce un tocco misterioso che le dona profondità.

Un brindisi al nuovo personaggio!

Ora, il Capitolo 24˚ è dedicato ai Nani. Mi son dovuto rileggere l’intero capitolo precedente, che pensate un po’ è il 17˚. Avevo necessità di rinfrescarmi la memoria. Questo fronte d’azione mi sta molto a cuore ed è necessario fare attenzione a non rovinarlo, perché fino a questo momento lo considero il meglio del romanzo.

Ma procedo a singhiozzo. Le 10.000 parole che volevo riuscire a scrivere in un giorno sono una chimera. Ieri ne ho scritto soltanto 4.500.

Cose sparse

Frattanto mi sto caricando lato Medium, pur senza volerlo. Comincio a osservare le mie idee per gli articoli con inquietudine: mi chiamano, mi sussurrano… Mi aspettano.

Note dolenti, mi si è addormentato un dito del piede in questi giorni. Ero preoccupatissimo. E considerando la situazione in Spagna, non ho alcuna voglia di andare per ospedali. Credo d’aver compreso di cosa si tratta e mi sa che devo andare da uno specialista – perlomeno non sono andato in emergenza.

La questione è: non credo di poter andare a camminare ogni giorno come avevo previsto. Ieri sono andato e sono tornato a casa col dito praticamente insensibile. Non posso camminare tanto, anzi, dovrei proprio restare a riposo.

Continuo la mia settimana d’esperimenti di scrittura, anche se acciaccato. Star seduto tutto il tempo mi crea troppe conseguenze per via della mia sindrome. Ho trovato il rimedio del seggiolino che usavo per suonare la batteria: va assai meglio della sedia d’ufficio. Nel contempo, però, dovrei stare anche in piedi, ma in piedi il dito…

Che faccio, mi getto in piscina e annego?

Direi che chi la dura la vince. Fanculo. Ignoro tutto e stringo i denti. E adesso ho fame!

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