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14 Marzo 2024
R
Ieri sera, ormai a tarda notte, la mia mente s’è svegliata.
C’è questa scena di Sideralema che non mi convinceva affatto. Non a caso mi ero bloccato, perplesso, privo della benché minima voglia di procedere con la prima stesura. È rimasta lì ferma un paio di settimane.
Ieri sera, più per testardaggine che per reale convinzione, ho iniziato a rileggerla e ho capito la ragione: ultima del quinto capitolo, è una scena cardine. Sottostimavo la sua importanza.
Sento a pelle quando ciò che ho scritto è insufficiente. Inoltre, una buona prima stesura deve ambire a tenere alta l’asticella – in termini contenutistici, non di prosa.
Allora ho iniziato a correggerla, con quella chiarezza d’intenti tipica delle ore piccole, ahimè.
Ho finito per stravolgerla, portandola a un livello di complessità piuttosto elevato. Al momento mi sembra una lettura che con il puro intrattenimento ha in comune soltanto la prima frase (ma non è finita).
Tra le tante cose aggiunte, c’è il seguente estratto.
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Poi era venuto Eigao, che era uno di loro ma anche qualcosa di più, giacché acuto matematico, e aveva teorizzato l’esatto contrario dell’esatto contrario, dando vita al teorema che poi avrebbe preso il suo nome, figlio di un modello statistico talmente preciso da predire quel presente con secoli d’anticipo: “In un sistema complesso, se in presenza di un epicentro, maggiore è lo spettro a disposizione della diversificazione, maggiore è l’estensione che i suoi agenti centrifughi devono sopportare per esplicare efficacia, cosicché maggiore è la forza centripeta della massificazione.”
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Più avanzo, più Sideralema appare un romanzo davvero, davvero e ancora davvero science fantasy.
Ora, proprio da questa scena, il gioco si fa duro.
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