In scrittura la quantità non è sinonimo di qualità

Ma dà l’idea dell’impegno profuso. Una breve rendicontazione del mio quadriennio di scrittura, fuoruscito dal Buco. A che punto sono?

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8 Aprile 2022

I numeri non significano molto, quando si tratta di scrittura. La qualità non è fatta da numeri. La quantità, però, dà l’idea dell’impegno profuso – i cui risultati vanno giudicati dai lettori.

Nel 2018 mi trascinavo faticosamente fuori dal Buco, come io chiamo la Depressione.

Facevo molta fatica a macinare testo. Ogni pagina era una sfida; ogni testo una minaccia alla mia cagionevole autostima.

Quindi, a quattro anni di distanza quasi esatti, mi do una piccola pacca sulla spalla, per rinnovare il mio sforzo, perché quello che sto per completare, nei prossimi tre o quattro mesi, è la fine dell’inizio.

Abbisogno di forza per guardare avanti, specie per ciò che mi propongo: essere indie puro – vero indie, quello che fa tutto da solo.

Da quelle prime, pesantissime parole a oggi, il dettaglio dei miei numeri sono i seguenti (potete tranquillamente passare al testo successivo alla lista; questi numeri dettagliati sono noiosi e sono qui più per me che per voi, oltreché per il calcolo finale):

  • Ho riletto e annotato le 557.000 parole de “La Triade” – 3.555.000 battute.
  • Ho revisionato 3 volte “Senzanome”, completandolo: 654.000 parole per 4.080.000 battute.
  • Ho rivisto “La Rocca dei Silenzi” 3 volte: 402.000 parole per 2.490.000 battute.
  • Ho riletto e annotato la prima metà de “Il giorno dopo”: 150.000 parole per 1 milione di battute all’incirca.
  • Ho scritto una doppia stesura della metà restante: 292.000 parole per 1.830.000 battute.
  • Ho rivisto 2 volte l’intero “Il giorno dopo”: 712.000 parole per 3.960.000 battute.
  • Frattanto ho scritto 200.000 parole di blog/saggistica in italiano, correggendole almeno un paio di volte ciascuno – ma sono di più.

E ben 300.000 di articoli in inglese, correggendole almeno tre volte – ma direi che in certi casi anche venti, specie agli inizi.

Togliendo di mezzo gli articoli, le riletture e “La Rocca dei Silenzi”, che era un romanzo già bell’e pronto, in pratica, la quantità di testo prodotta, considerando le cartelle standard, è di 5 romanzi da 350 pagine ciascuno.

Parlando degli articoli, invece, sono più di 8 volumi di saggistica da oltre 200 pagine ciascuno – l’idea è farne qualcosa in futuro, ma è abbastanza evidente che dovrei dare una struttura ai singoli pezzi e scegliere soltanto i migliori (direi 2 o forse 3 libri).

Sono numeri, ma considero siano di tutto rispetto.

Se penso a quanta fatica facevo all’inizio, posso sorridere. In questi giorni abbisogno di un po’ di motivazione. L’orizzonte è quello piatto di un deserto arido e quello che resta è l’amore per la scrittura – che nessuno potrà togliermi mai.

Il prossimo passo è scrivere letteratura un po’ più cortina! 😅

Tutto ciò mi porta a tu per tu con una domanda:

“E ADESSO COSA ME NE FACCIO?”

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