Invoco la mia decrescita digitale

Uno scrittore non sottostà a nessun dettame intellettuale e, di conseguenza, si prende le proprie responsabilità: è abituato a farlo.

Shot by Andrea D’Angelo – All Rights Reserved

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19 Agosto 2023

U n amico, non molto tempo fa, definì un processo personale che entrambi crediamo necessario “decrescita digitale”, ovvero il fare non uno, ma alcuni passi indietro rispetto a una abnorme “vita online”.

Non si tratta soltanto di evitare i social – la prima cosa che viene in mente a chiunque – ma di sottrarre tempo all’eccesso digitale per restituirselo. Asciugare la vita invocando l’essenziale, così come si fa con un testo.

Nel solco di quella convinzione, una settimana fa ho iniziato ad agire. Ho ritirato i miei libri da Amazon – non sono più disponibili – e l’ho fatto per ragioni sacrosante e inequivocabili (pubblicherò quel brano).

Seppur parte del processo, una simile scelta ha a che fare con la decrescita digitale soltanto in minima parte. Ora viene il secondo passo, che mi porta a estremizzare il concetto di “mi ritiro nei miei alloggi”, che ho usato per annunciare il ritiro dal commercio delle mie fatiche letterarie (quelle su cui ho potere).

Il secondo passo è “rinchiudermi” qui, nello spazio digitale di cui sono padrone, ove in realtà sono tutt’altro che prigioniero: qui nessuno può limitarmi, censurarmi o diffamarmi… o, se lo fa, non può farlo senza concedermi un diritto di replica.

A parte la rissosità ormai fuori controllo di internet, esiste un altro, grosso problema: tutti gli spazi online, tra i quali i social sono principi, censurano; continuamente, scientemente. Su Facebook decidono di bloccarti se scrivi “ghigliottina” – è successo a me. Peggio, ti mandano messaggi intellettualmente volgari e falsamente preoccupati, consigliandoti di metterti in contatto con uno specialista perché usi la parola “horror” (e altre).

Frattanto ti passa di fronte di tutto.

La cosa che mi spaventa è che ci siamo abituati a quest’andazzo, quasi che fosse normale. Non lo è. Il risultato? La diffamazione è ovunque e non si può far molto, nel frattempo chi pretende soltanto di esprimere la propria opinione viene zittito.

Sul serio?
Basta.

Uno scrittore non sottostà a nessun dettame intellettuale e, di conseguenza, si prende le proprie responsabilità: è abituato a farlo. Non ha, quindi, dovere di compiacere nessuno – nonostante la pratica di compiacere sia ormai prassi di una bella fetta di chi scrive –, né tanto meno di sottostare a regole nel nome di un “politically correct” che da concetto nobile s’è trasformato in una farsa pericolosa: si chiama censura.

Il primo passo è stato sottrarre ciò che ho di più caro, nella sfera delle “cose”, alla strumentalizzazione per colpire la persona: la mia narrativa. Il secondo è sottrarmi alla censura. Cosa ottengo, così? Dignità e libertà.

Vi pare poco?

6 commenti su “Invoco la mia decrescita digitale”

  1. Grazie Andrea per le tue parole, sto facendo riflessioni simili, che ancora non so dove porteranno, ma hanno già sortito qualche buon effetto.

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    • Sono certo che molti di noi sentono questo disagio, eppure o non lo analizzano o lo accantonano come secondario. Per me è una cosa grave, invece.

      Il problema è che qualcosa, in noi, fa resistenza (di solito è l’ego). Sono però altrettanto certo che i vantaggi in termini di serenità siano garantiti sulla distanza.

  2. Hai tolto i tuoi lavori da Amazon o anche da tutti gli altri negozi online?
    Quello che dici è vero: c’è molta censura. E si stronca anche la minima critica, anche se non è volgare.

    Rispondi
    • I miei romanzi erano disponibili solo su Amazon. Gli altri store sono ininfluenti e comportano molto più lavoro (per pochissima diffusione in più).

      Censura accettata come se fosse normale. A me pare pazzesco. Sarà che come scrittore ne soffro di più, perché sono abituato a parlare chiaro, ma… mi sembra una resa pericolosa, ecco. E io alzo la testa: basta.

  3. Non c’è molto da commentare,hai ragione su tutta la linea, dal fatto che qualsiasi cosa si dica pulp generare risse virtuali, ma anche xchè chiunque è libero di dire quello che vuole senza dover rispettare nessuno. Le censure che sono solo una scusa x in realtà non prendere la responsabilità di controllare o verificare cosa si scrive.
    Io però, che non ho mai gradito particolarmente faccialibro e i suoi epigoni, ho trovato proprio recentemente,gruppi e persone con cui parlare dei miei interessi scambiandoci opinioni e consigli.
    Ma la serenità viene al primo posto!!

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    • Anzitutto contento di vederti da queste parti, Corrado.
      Il mio problema è che uso Facebook per esprimermi come autore e, siccome è una cosa che mi appassiona quotidianamente, sui social finisce per diventare troppo. Il tempo è prezioso e più s’invecchia, più lo si percepisce. Necessito rientrare in carreggiata, come autore, se voglio sopravvivere, anziché spossarmi a tal punto da rovinare l’unica cosa che so fare bene: scrivere.

      Per scrivere abbisogno di una dosa assai più massiccia di silenzio e un luogo ufficiale in cui esprimermi. Di comunicazione parlando, è anche un’esigenza: qui c’è la verità, mia, certo, ma quando l’argomento sono io, è sacrosanta!
      Fuori da qui, invece, facciano un po’ tutti secondo coscienza: a me non interessa.

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