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14 Maggio 2021
Va tutto bene. Tranquilli. La produzione dei vaccini aumenterà, torneremo a poter pullulare per il mondo quanto e più di prima. Riavremo indietro le nostre vite.
Quelle in cui ci sentivamo depressi, schiavi del sistema nel Primo Mondo, sterminati dallo stesso sistema nel Terzo Mondo. Quelle in cui tutto andava bene, bastava girare la testa dall’altra parte.
La nuova (a)normalità, però, prevede alcune impercettibili differenze. Con quali conseguenze? Meno diritti, cosa percepibile quando ormai è troppo tardi, di solito.
Più controllo. Un passaporto che di fatto restringe la tua libertà di circolazione – non temere, la Globalizzazione (economica) non s’arresterà.
Più potere. Si potrà fare quel che si vuole, come la Colombia sta dimostrando. Se ne occuperà la diplomazia, non temete — “Bisogna aprire un dialogo.”
Più tradizione. Un sano ritorno alle vecchie pratiche senza intralci di sorta, come in Myanmar, perché tanto il mondo è occupato a recuperare la propria economia – stampando sempre più denaro, uno dei due grandi errori che Limits to Growth ha ampiamente dimostrato già nel 1970 e a inizio millennio, aggiornando i parametri.
Tranquilli, i privilegiati hanno già pensato a come ridurre i propri privilegi per adattarsi alla nuova (a)normalità. Non ci lasceranno indietro: lo fanno per noi, perché senza di loro saremmo troppo tristi, privi di un proposito nella vita.
Frattanto continueremo a costruire un futuro migliore, con l’illusione di farcela, incitando tutti a fare la propria parte, affinché le menti più brillanti del pianeta si salvino e la razza perduri, non importa ciò che accadrà.
Almeno siamo riusciti a dimostrare che, se necessario, all’occasione ci chiudono tutti in casa e gettano la chiave da qualche parte. Basta darci una connessione internet e nessuno si lamenta – del resto, a cosa serve andare a controllare di persona? L’informazione è tutta a portata di click su Facebook. Non è meraviglioso? Lo chiamano “progresso”.
È altamente probabile che non tutti sappiano viverla come gli italiani, cantando sui balconi o giocando a tennis da un tetto all’altro – spero casa tua abbia un balcone e non il tetto a spiovere! Ma se vuoi comunque mantenere una qualche parvenza di libertà, i nostri amorosi padroni hanno la soluzione che fa per te: tramano di metterti il sistema sottopelle, così puoi uscire per strada liberamente controllato – ringrazio l’autore per portarmi a conoscenza di tali prodigiosi sviluppi tecnologici.
Va tutto bene. Non preoccuparti. Sii felice.
Ogni tanto mi tornano alla mente i musicisti del Titanic che stava affondando. Del resto, gli iceberg che si sciolgono sono sempre stati un monito per noi, vero?
Tranquillo, nessuno ha mai saputo chiarire quale sarà la nostra evoluzione. Magari ci attende proprio un futuro sottoterra. Una nuova specie emergerà, l’Homo Subterraneus, pallidiccio ed emaciato, forte di una tana nucleare adatta a ogni evenienza, ma molto sapiente.
Quando uscirà dovrà soltanto risolvere un piccolo problema: di quale forza lavoro si avvantaggerà?
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Di che “nuova normalità” o “nuova realtà” stanno parlando?
Viviamo nella stessa “normalità” che ci è sempre stata data. Se fa schifo, non è perché è nuova: abbiamo soltanto fottuto l’unica che ci è stata data. È la vecchia con in aggiunta un po’ di tangibili conseguenze in più, sintomi di ciò che abbiamo fatto – e abbiamo intenzione di fare ancora, usando malamente e ampiamente quella stessa scienza che ci libererà.
Bernard of Clairvaux scrisse:
“Ci sono coloro i quali cercano la conoscenza per il gusto della conoscenza; si chiama Curiosità.
Ci sono coloro i quali cercano la conoscenza per essere conosciuti dagli altri; si chiama Vanità.
Ci sono coloro i quali cercano la conoscenza per servire; si chiama Amore.”
Lasciatemi aggiungere un’agrodolce, beffarda nota a latere:
“Ci sono coloro i quali cercano la conoscenza per ottenere potere; si chiama Umano.”
Ci raccontano storie perché hanno dei propositi. A me sorprende la velocità con cui tanti di noi son disposti ad accettare la narrazione data come l’unica possibile. È come se fossero riusciti a trasformarci in una specie incapace di pensare a un futuro che non sia prossimo.
Del resto non sarei qui a scrivere queste cose se fossimo più svegli di quanto crediamo d’essere.
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Mai come in questo momento stiamo accrescendo la coscienza collettiva.
Il bombardamento di notizie tragiche, il declino quotidiano davanti agli occhi di un Primo Mondo attonito e sempre più addolorato – se chi osserva non è un concentrato d’egocentrismo – stanno trasformando un’insopportabile sofferenza in un cambiamento. Soprattutto interiore.
Se l’auto-aiuto (in inglese, self-help) è fatto bene, dovrebbe renderci persone migliori. Chiunque creda serva all’individuo soltanto non ha capito qual è il modo di aiutarsi.
Per migliorare il mondo, migliorare noi stessi è soltanto un primo passo, non la meta. Ma è indubbio che migliorare significhi accorgersi di non essere soli. Dobbiamo tutti espandere le nostre rispettive coscienze. Se davvero ci preoccupassimo per il prossimo, agiremmo diversamente.
La difficoltà è che abbiamo tanto da fare e andiamo di fretta.
C’è chi non vuole la nostra evoluzione e non è una teoria complottista. È così. Non lo nascondono nemmeno. A modo suo lo dice Jessica Wildfire in questo suo articolo, ad esempio.
Ma noi siamo tanti e se impariamo che la via non è imitare chi ha successo, ma creare una gioia collettiva più duratura e sostenibile, allora vinceremo.
“L’armonia batte lo squilibrio perché per definizione è il suo opposto.”