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4 Marzo 2021
“Ora viene il bello.”
Ve lo dico io, sì. “La Rocca dei Silenzi” era l’ultimo tassello che mi mancava. Era un falso tassello, in realtà. Nel 2013 l’Editrice Nord mi spedì l’ultimo rendiconto, mandando al macero le copie rimaste.
Sono libero dal 2013 e il dettaglio m’è sfuggito. Ricordavo del “macero”, ma non dei diritti. Decaduti i diritti sull’opera, decadono, mi si spiega, anche quelli di prelazione.
Fine della storia.
Questo significa che sono il pieno possessore di tutti i miei scritti, senza eccezion fatta e posso farne ciò che voglio. Ottima notizia, che cade a fagiuolo (oggi soltanto grazie alla mia sbadatezza e rinomata incapacità burocratica – che include il “burocratese”), dato che mi appresto a terminare “Il giorno dopo”, suo seguito.
Negli scorsi mesi sono anche rientrato in possesso del testo (quasi) definitivo. Credo sia l’ultima versione prima dell’ultimo passaggio giusto prima di andare in stampa.
Devo eliminare un bel po’ di “codici di stampa”, ma il testo è lì, bell’e pronto per essere rieditato e spedito sui vari store online.
Stop!
No, non è così. Voglio e devo dargli una veste grafica che sarà, inoltre, la veste grafica della saga intera de “I Silenzi”. Un’illustrazione che meriti questa definizione, il lettering (titolo, nome autore, eventuale strillo).
Vorrei fare le cose per bene, stavolta.
Vorrei anche rivendicare quella copertina che gridava vendetta, nel 2005, quando c’era un Alberto Dal Lago pronto a illustrarlo e che aveva preparato un bozzetto di granlunga migliore di quella roba. Scelte della “nuova Nord”, in linea con quello che secondo loro era più contemporaneo.
Come se mettere una foto sulla copertina di un romanzo di epic fantasy significhi essere astuti. Contro qualsiasi regola di mercato e, per giunta, con colori che sparivano sugli scaffali del fantasy.
Geniale.
Lo dissi, ma in Italia l’ultima parola sulla copertina non ce l’ha l’autore, come negli Stati Uniti – ad esempio: e guardate quelle copertine! – ma l’editore.
Se già la mia letteratura non è per tutti, perché non punta a un intrattenimento leggero e facile, figuriamoci se quella copertina m’aiutò.
Ad anni di distanza, dopo aver studiato il modo in cui si creano le copertine, qual è la teoria spiegata da chi lo sa fare e lo fa da anni con risultati concreti, avevo ragione a essere prevenuto e a dire quello che dissi.
La accettai, perché tanto non avevo reale voce in capitolo. Si chiede per cortesia, ma decidono loro. Quell’estetica mi fece molto danno.
La mia soddisfazione, al tempo, fu arrivare anche con quell’opera finalista al Premio Italia – finalista significa che ti hanno votato i lettori, al Premio Italia; vincitore non vale nulla (varebbe come “strillo”, ma sono un fiero “due volte finalista”, ovvero tutte le mie opere sono state apprezzate dai lettori forti di genere).
Sono fiero de “La Rocca dei Silenzi”. È un romanzo arrabbiato, angusto, oscuro e un po’ indigesto, perché quasi privo di luce. Così mi sentivo. Era nell’aria che me ne sarei andato dalla scena.
Oggi, finalmente sono tornato e sono pronto per riprendere il discorso a modo mio. Per conto mio, fieramente indie. Che io abbia il valore di arrivare alle case editrici che contano è già stato dimostrato. Così com’è stato dimostrato che non sono un autore commerciale.
E che, sì, non vado tanto per il sottile.
Il vero Andrea D’Angelo autore nascerà il giorno in cui “La Rocca dei Silenzi” verrà ripubblicata. Il grande, cupo antefatto de la saga de “I Silenzi”.
La mia essenza m’è stata restituita.
In alto la mia essenza!