Shot by Andrea D’Angelo – All Rights Reserved
· ★ ·
15 Settembre 2023
S ono tornato con decisione nel mio sito web per restarci. Non è cambiato nulla delle mie decisioni delle scorse settimane. Semplicemente sono in una fase in cui devo concentrarmi sul romanzo che sto scrivendo, “Imperfetto equilibrio”.
Per chi non lo sapesse, sono separato, come tutta la gente normale devo lavorare per vivere e, in aggiunta, ho una meravigliosa figlia che ancora non ha dieci anni. Tutto questo riduce il mio tempo e le mie energie sensibilmente.
Durante la scrittura di un romanzo ci sono dei momenti in cui senti che devi stare sul pezzo, che non basta una certa costanza: devi isolarti e focalizzarti.
In questo momento ho un’ora di tempi libero prima che arrivi mia figlia ed è insufficiente a scrivere con la dovuta concentrazione. Fino a domenica sera non ne avrò più il tempo.
A che punto sono col romanzo?
Mercoledì scorso stavo portando a termine la seconda revisione, quando ho seguito il mio sesto senso – che ormai, per quanto riguarda la scrittura, è piuttosto sviluppato e io sono bravissimo ad ascoltare. Così sono andato nei miei boschi a camminare, qui nel Vallés Occidental della Catalogna, in Spagna, per comprendere cosa c’era che non mi quadrava. E l’ho compreso. Difatti, tornato a casa, ho cominciato subito a pianificare quanto deciso.
Cosa c’è che non va?
“Imperfetto equilibrio” è suddiviso in tre parti. All’incirca un mese fa mi sento col mio primo lettore beta, che ha finito il romanzo e mi espone alcuni punti di riflessione, dicendomi: “Ma sai che stavolta potresti proprio ampliarlo, parlando di questo e questo?”
Mi mise la pulce nell’orecchio.
Detto fatto. Decisi di rimpiazzare del tutto tre capitoli della seconda parte, quella centrale, con altrettanti, nuovi e differenti, per parlare di “questo e questo”, seppur declinandolo a modo mio, naturalmente: un “questo e quello”, dunque. Eheh.
Lo faccio: scrivo, rivedo, rileggo… Le aggiunte sono perfette e trovo anche un gran bel modo per legarle a ciò che già esisteva – cosa tutt’altro che facile.
A questo punto, però, casca il palco. C’è un evidente squilibrio e un romanzo non può permetterselo.
Ciò che è successo è semplice: i tre nuovi capitoli hanno alzato il livello – aveva ragione il lettore beta – e nel bosco, mentre camminavo, mi son detto che la terza e ultima parte del romanzo era sottotono. Ovvero, dovevo alzare il livello anche di quella!
Tradotto, riscrittura, rivoluzione di tutti i capitoli che fanno parte della terza parte, ovvero una seconda revisione che, in realtà, è una seconda stesura con seconda revisione incorporata, perché devo portare tutto il romanzo allo stesso livello per poi affrontare la terza revisione.
A questo punto del lavoro il testo non può più avere alti e bassi, perché la revisione deve filare via liscia. Bloccarsi, risistemare a lungo un brano o un capitolo, significa perdere la cognizione di come funzionino certi aspetti del racconto, che si possono valutare soltanto se la lettura è “spedita”.
Quindi ora sto scrivendo.
E adesso?
Be’, la prima cosa che sospetto è che la prima parte, a fine lavoro, mi sembrerà sottotono. Già. Non è detto, in realtà, perché mi pare molto buona. Vedremo.
La seconda, gradevole, è che dopo tutto questo lavorio, trovata la quadra, il testo tutto si sarà alzato di livello rispetto alla prima versione.
Entro la prossima settimana terminerò la seconda stesura/revisione. Poi valuterò eventuali, piccoli ritocchi qui e là, e attaccherò con la terza, che sarà, in fondo, quella che mi dirà se davvero ho fatto un buon lavoro o se ancora non ci siamo e devo rimetterci mano pesantemente – ad esempio alla prima parte.
Stavolta il testo necessitava di un’idea centrale e della briglia sciolta per funzionare. Ovvero non ho pianificato nulla e ho navigato a vista. Il fatto c’entra soltanto in parte con i grandi cambi che sto apportando: esiste sempre la capacità di ascoltare e di mettersi in discussione, quando un tuo lettore beta ti sprona a migliorare il testo ulteriormente.
Al momento non sono ancora convinto della sua bontà, ma sì del suo potenziale. Poco a poco, lavorandoci con abnegazione, mi convincerà.
Il bello di tutto questo è che il testo è breve, per i miei standard. Siamo al di sotto delle 250 pagine. Il che mi permette di rileggerlo con attenzione, ritoccandolo qui e là in un paio di settimane, da cima a fondo.
Mi sembra di volare…
Capisco bene: se non si ha abbastanza tempo, scrivere in modo adeguato diventa un’impresa (avere poi un’ora in cui si riesce a non essere disturbati in alcun modo). E dà fastidio quando ci si sente dire “eh, ma cosa ci vuole a scrivere qualcosa: tanto stai sempre seduto”: se non si è provato, non si sa cosa vuol dire scrivere per davvero.