Illustration by Andrea D’Angelo – All Rights Reserved
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2 Ottobre 2023
I eri notte ho finito la seconda revisione di “Imperfetto equilibrio”, il mio romanzo surrealista, che è un po’ la pietra angolare della mia produzione.
È autobiografico, perché dopo trent’anni di scrittura posso permettermelo. È un romanzo che parla tanto di scrittura, ma il suo senso è molto più ampio. È necessario, perché a questo punto del mio percorso o così o smetto.
Il suo essere essenziale per la mia produzione, però, lo rende complesso da affrontare in certe sue parti. Gli equilibri sono spesso sottili e ho dovuto trovare la via giusta per parlare di questioni delicate. Soprattutto, la sua prima stesura era tutt’altra cosa rispetto al testo che questa “seconda revisione” ha prodotto.
L’ho già scritto, ma lo ribadisco: ho scritto tre nuovi capitoli, buttando i precedenti, e ne ho stravolto un quarto. Inoltre ho tagliato tantissimo, scientemente, più che sfrondando, letteralmente e letterariamente falciando.
Ritengo sia un po’ troppo ambizioso considerare il termine “revisione” come “un singolo passaggio”. Può esserlo, quando si è ormai in dirittura d’arrivo.
Con “Imperfetto equilibrio” l’eccezione è stata la scrittura di quattro capitoli, cosa che a questo punto del progetto non è mai avvenuta prima. Dipende certo dal fatto che non ho pianificato e mi sono lasciato trasportare dal flusso, dalla coscienza e dall’istinto: era importante farlo.
Tuttavia, anche laddove non ho scritto, bensì soltanto rivisto, cioè al massimo sottratto e aggiunto frasi qui e là, raramente paragrafi interi, i passaggi sono stati molteplici – parlo dei restanti trentacinque capitoli.
Gli snapshot di Scrivener per alcuni dei capitoli rivisti sono arrivati a un apparentemente contraddittorio titolo “Fine II Revisione 5”, ovvero ho rivisto il capitolo cinque volte da cima a fondo prima di considerarlo all’altezza della seconda revisione.
(Nota: per chi non abbia presente il concetto, uno “snapshot” è una copia del testo selezionato che viene messa da parte, per poterla poi comparare e consultare all’occorrenza.)
Il mio modo d’intendere lo scopo di una revisione è il risultato finale. Il testo deve raggiungere un certo livello: finché non lo ottengo, quella revisione non è finita. E, nel mio processo di scrittura, la “seconda revisione” comporta che il testo sia già internamente coerente e completo, di modo che la terza, quarta e quinta si occupino solo e soltanto di asciugare, mai di risolvere nodi narrativi e raramente di spiegare meglio.
Un buon romanzo necessita tre passaggi in cui si lavora esclusivamente sulla prosa – sempre, secondo me, ma a maggior ragione quando non otterrà alcun editing esterno.
E, ormai dovreste saperlo, io sono un “one man band”: me le dico e me le suono tutte da solo, illustrazione in copertina inclusa, niente editor, correttore di bozze e compagnia cantante.
Torno a lavorare: ho la terza revisione da cominciare!
Da profano, sempre fatte 5 revisioni? O con gli editor delle ce lavoravi diversamente?
Cmq ora se ho capito bene devi solo affinare tutto
Ciao Corrado.
Be’, nel tempo il mio processo è cambiato. Oggi faccio due stesure e cinque revisioni. Le prime due revisioni mi devono portare a un testo “fatto”, diciamo. Poi le ultime tre sono revisioni “semplici”. Ne faccio tre perché è importante diversificare il mezzo su cui leggi il testo: a video la prima delle tre (cioè la terza), la seconda su carta (o su mezzo in cui non puoi toccare il testo, soltanto annotarlo: è importante), la terza e ultima a voce alta (è importantissimo e fa la differenza).
Con gli editor non c’è un metodo fisso. Di solito è un batti e ribatti in tempi piuttosto brevi finché l’editor decide che va bene così. E, naturalmente quante volte è necessario passarsi il malloppo dipende dal testo che mandi all’editor la prima volta.
L’ultimo che pubblicai, “La Rocca dei Silenzi”, fece due giri. Punto. Ma questo non vuol dire che ne fece due in tutto: prima di mandarlo non ricordo quante volte lo rividi. So che al tempo erano più di quelle odierne.
Il primo romanzo che scrissi lo rividi qualcosa come tredici, quattordici volte. E faceva ancora acqua da tutte le parti, di prosa parlando… :-)