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26 Agosto 2023
A gli inizi degli anni 2000, quando autore edito dall’Editrice Nord, collaborai per un paio d’anni con Fantasy Magazine. Mi si offrì l’occasione di scrivere un rubrica e decisi di dar finalmente corpo a una vecchia idea.
Oggi, per l’ennesima volta, mi ritrovo di fronte questi “piccoli consigli” e mi chiedo se ha senso riproporli. Il dubbio mi coglie, perché sono vecchi: “Davvero ti rappresentano, Andrea? Si tratta di vent’anni fa…”
In venti anni sono cambiato molto come persona e, di conseguenza, come scrittore – perché le due cose non sono mai separate del tutto. Insomma, c’è uno scollamento importante. Eppure, nel contempo, amo l’idea di mantenere intatta la forma originale. Davvero esiste un modo per riproporre questo materiale?
Come spesso accade il problema rappresenta la soluzione.
Perché non mantenere la forma originale e discuterla? Otterrei più cose positive: riproporre la rubrica e usarla come base di confronto col mio attuale pensiero, in pratica contrastando o ampliando quanto scritto nel 2003. L’ulteriore, stuzzicante conseguenza sarebbe mostrare in che modo può evolvere il pensiero di uno scrittore.
Li pubblicherò utilizzando una formula precisa:
- Breve introduzione del 2023/24
- Testo originale
- Considerazioni del 2023/24
I capitoli sono trentatré, esclusa la qui presente prefazione, che parla del mio approccio del tempo alla materia e già introduce tematiche a me care.
La versione originale è racchiusa tra le due sequenze di puntini azzurri.
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Tempo fa, quando pensai a questa rubrica, valutai attentamente perché volevo scriverla, prima ancora di come volevo scriverla. Il perché e il come, dunque.
Questa doverosa premessa è il nucleo di Un nuovo mondo, la filosofia – o più umilmente il pensiero – da cui essa nasce e a cui essa tende.
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La rubrica non è né diventerà un “manuale di scrittura creativa”. È, se lo vorrete, un dialogo che parte da alcuni miei piccoli consigli. Consigli, non regole, e in quanto tali assolutamente soggettivi, poiché frutto della mia esperienza.
Una volta di più, sbagliando si impara; e io ho sbagliato tanto strada facendo. Ora, non commetterò l’errore di ritenere le mie convinzioni applicabili alla creatività altrui.
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Non ho mai visto di buon occhio i manuali di scrittura creativa, proprio perché nella loro stessa denominazione c’è una contraddizione in termini, a mio avviso. Esistono delle regole per la creatività? Strano. Finché si scrive “manuale di scrittura” capisco e approvo, è quel “creativa” che mi lascia perplesso.
Sofismi accademici, se volete, ma quantomeno sviscerati dopo lunghe riflessioni.
La creatività esiste a prescindere da regole, strategie o accorgimenti, che semplicemente tendono a inscatolarla e venderla come qualcosa che si può, per l’appunto, acquistare (come un manuale).
Credo ci si avvicini a un tipo di arte poiché si percepisce una spinta interiore che porta in una direzione ben precisa. Quando questo accade, e solo in quel momento, allora si è pronti ad apprendere.
Ma comunque, mai nessuno potrà pretendere di insegnare a “qualcuno pronto ad apprendere” il modo per sfruttare la propria creatività.
Ogni artista, agli inizi, deve scoprire il punto d’arrivo del sentiero che sta percorrendo. E, forzatamente, deve scoprirlo da solo: è il suo sentiero, nessuno può dirgli dove porta.
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Accettate quanto scriverò in queste pagine come semplici consigli. Sono conscio che tutti valgono soltanto per me e che, se avrò fortuna, alcuni di essi vi suggeriranno qualcosa.
Sono soltanto piccoli consigli; il tono convinto che li permea è semplicemente dovuto alla passione che narrare il fantastico suscita in me.
Ma, una volta di più, sono soltanto piccoli consigli.
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25 agosto 2023
Vent’anni rappresentano tanto tempo anche per uno scrittore. La prima cosa che noto di questi brani del 2003 è la forma: non dico che la stravolgerei, ma quasi.
Insomma, lo scrivo ora e non lo scriverò più, ma è evidente che questa sensazione di fastidio non me la toglierò di dosso, perché voglio rispettare i testi originali. A corollario ci saranno comunque le nuove introduzioni e le considerazioni finali: è più che sufficiente.
Ora, prosa a parte, cosa dire di questa premessa?
Il contenuto è sorprendentemente vicino all’Andrea di oggi. Già allora consideravo che agli inizi l’esperienza personale (leggi, in solitaria: tu e i tuoi scritti) fosse imprescindibile, relegando i manuali e i corsi di scrittura creativa a un ruolo irrilevante per il proprio percorso artistico o, comunque, un’opzione da considerare soltanto quando la propria pasta ha acquisito un certa consistenza, perdendo l’eccessiva malleabilità dell’impasto iniziale.
Ho sempre sostenuto – ora ne avete le prove – che sarebbe opportuno farsi le ossa da soli, creando i presupposti per giudicare con un minimo di cognizione di causa la “scienza infusa” della scrittura creativa. Alcuni anni di gavetta in solitaria sono formativi e preziosissimi nel prosieguo del proprio percorso di scrittura.
Certo è più faticoso, più lento, ma molto più incentrato su chi si è, sulla propria essenza, perché dannarsi l’anima tra le proprie parole, senza che nessuno ti dica come si fa a sciogliere i nodi che tu stesso hai creato, cioè, crea un’indipendenza di giudizio e una linea cristallina di pensiero che ritengo siano difficili da ottenere altrimenti. Se istruiti quando ancora si è una tabula rasa, tali virtù, cruciali per chiunque scriva, sono gravemente minacciate.
Va da sé, a scanso di equivoci, che io parlo sempre di chi abbia una genuina passione per la scrittura. Chi ce l’ha, non si arrocca e si mette sempre in discussione per primo, perché il fine ultimo è migliorare e, se possibile, eccellere. Vale per la scrittura così come per qualsiasi altra disciplina. Ovvero, soltanto chi ama la materia non permette all’indipendenza di giudizio di divenire rigidità e alla propria linea di pensiero di tirare sempre e soltanto dritto.
Per concludere, aggiungo con una certa amarezza che già vent’anni fa parlavo di “vendere la creatività” – ovvero la ricetta per farla affiorare e incanalarla, secondo alcuni. Avevo la vista lunga, considerando che oggi qualsiasi azzeccagarbugli italico si sente in diritto di tenere un “corso” o di scrivere un “manuale”.
Il che, se tanto mi dà tanto, con l’offerta d’istruzione attuale le nuove “voci” importanti che verranno tramandate ai posteri dovrebbero spuntare come funghi dopo un’acquazzone.
Giudicate voi.
Mi ricordo quella rubrica: ho sempre trovato interessate vedere come lavorava un altro.