Prima legge della scrittura: divertiti!

Per me la scrittura dev’essere gioiosa e libera da qualsiasi costrizione, altrimenti non ne vale la pena.

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17 Novembre 2020

“Fa’ ciò che ami con gioia o non ne vale la pena.”

Nel 2006 non mi divertivo più, questa è la triste verità. Allora incolpavo chiunque mi capitasse a tiro. Oggi so che il responsabile di quella tristezza era io.

M’ero illuso di essere speciale. Scrivere era diventata una sofferenza. Testardo come un mulo, continuai per ulteriori cinque anni, mentre poco a poco la verità affiorava a livello cosciente.

L’ennesima sfida mi permise di galleggiare. Un nuovo romanzo, atipico per il me d’allora, che intitolai “Senzanome”.

“Seconda legge della scrittura: sfidati sempre.”

Nel 2011 mettevo il punto finale a quella che credevo fosse la versione definitiva del romanzo. Non lo era. Mi appresto a una nuova, ultima revisione a quasi dieci anni di distanza.

La decisione è recente. Fino a qualche mese fa non ero ancora pronto ad affrontare quel passato. Una domanda insistente mi stringeva all’angolo.

Ne sei ancora capace, Andrea?” mi chiedevo. “Sei ancora capace di scrivere un romanzo?

Prima dovevo provarlo a me stesso. Così ho accantonato l’idea di finire “Senzanome” e ho cominciato a scrivere nuovo testo, continuando la prima stesura lasciata a metà de “Il giorno dopo”, un romanzo fantasy.

Nel contempo, per vincere la solitudine, ho inaugurato il mio “Diario dello scrittore”, di cui riporterò alcuni brani significativi qui, su Triple, per dar ordine a questo inizio delle danze.

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Da “Il diario dello scrittore”

È ufficiale: ho ripreso a scrivere. Capitolo 20˚ de “Il giorno dopo”, prima scena. Fronte d’azione degli Uomini. Ricomincio da dove mi ero arenato.

Da buon pianificatore la prima scena è un fuori programma.

I miei personaggi ripartiranno da un sogno — o da un incubo. Scene simboliche, metaforiche, che trattano la mia lunghissima assenza da differenti punti di vista.

Che senso ha una tale soluzione narrativa? È saggia? Anzitutto sono scene oniriche contestualizzate. Eppoi, ancor più importante, la mia prospettiva sulla vita è ciò che conta, quando si tratta dei miei romanzi.

“Tutto c’entra, niente appare.„

Cosa intendo per “contestualizzate”?

Coerenti con ciò che i personaggi vivono. Ovvero, non sembreranno fuori luogo, soltanto inaspettate. Il significato sarà nebuloso, perché nebulosi sono i sogni, anche se il lettore avrà modo d’interpretarli.

“Mai spiegare tutto.„

La situazione è perfetta per quest’espediente, aggiungo.

In questa prima stesura i fronti d’azione non sono allineati. Alcuni hanno qualche capitolo in più, perché nel 2006 ero in seria difficoltà e tentavo di tutto pur di procedere.

Dopo aver sempre rispettato la cronologia dei capitoli, avevo provato la soluzione di affrontare un fronte d’azione alla volta. Scrissi due, tre capitoli in quel modo, poi mi fermai.

Oggi quel tentativo fallito di procedere rappresenta un vantaggio. Le scene oniriche di cui sopra appariranno in modo asincrono nel romanzo.

La loro distribuzione è perfetta proprio perché non ragionata. Non ci sarà nulla d’artefatto. Segneranno un prima e un dopo che io, l’autore, conoscerò.

I lettori, invece, non devono accorgersi di nulla.

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Ho una mia teoria sul continuum tra realtà e fantasia.

È una cosa in cui credo molto e a cui presto sempre attenzione. La rispetto, perché è la fonte di molte delle cose più originali che ho scritto.

Pensiero della buonanotte

La scrittura è gioia perché espressione del sé.

Non permetto a nessuno di dirmi come viverla. Amo farlo a modo mio. Se non fossi libero nemmeno quando scrivo, allora sarei sempre uno schiavo.

Scrivere mi rende libero.

La stessa cosa vale per te, quando fai la cosa che ami.

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