Quarto capitolo, quarta sconosciuta creatura

Più scrivo, più mi rendo conto che La Guerra dei Venti non diventerà mai più facile da scrivere di così. È davvero un romanzo complesso.

Illustration by Andrea D’Angelo – All Rights Reserved

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12 Giugno 2025

Q uesti primi capitoli del romanzo sono di un’eterogeneità pazzesca. Non ce n’è uno che si assomigli, che in qualche modo sembri la naturale continuazione del precedente. No. Anche il quarto, che mi appresto a scrivere, fa un nuovo salto in avanti e introduce nuovi elementi.

È un’altra bestia da domare, diversa dalle precedenti.

La cosa mi ha portato a riflettere. Ahimè, stavolta non camminando per boschi, ma con 35º all’ombra nel parco giochi fuori dalla scuola di mia figlia. Come capita novantanove volte su cento, mentre gli altri genitori parlavano tra loro, io mi trovavo su un altro pianeta, ad anni luce da qui.

Della mia accaldata riflessione mi sono rimaste alcune idee nebulose, ma pur sempre abbastanza stuzzicanti da spingermi a dipanare le nebbie… sul campo – scrivendo.

La prima, è che il tono del racconto inizierà a tingersi di note cupe, gravi. Inizierà soltanto, esatto. Più avanti sarà peggio. Non ho mai tenuto nascosto il fatto che La Guerra dei Venti sia un romanzo molto, ma davvero molto violento in alcune sue parti.

La seconda è che vorrei cominciare a mescolare un po’ la narrazione come piace a me. Cambiare punti di vista – e non sto parlando di passare da un personaggio all’altro, ma di utilizzare sia la terza persona singolare che la prima singolare; ma ancora non ne sono certo. Vediamo.

In aggiunta, sento di dover cambiare passo, cioè variare il ritmo. Il che comporta una certa dose di tell, di gran lunga più logico ed elegante del solo show in un simile frangente.

Riassumendo, un capitolo che salta dalla terza alla prima e che ha una certa dose di tell puro. Sono tutte cose che ho già fatto mille volte e che, dal mio punto di vista, non sono nulla di spinto; nulla di così eclatante, nonostante si voglia far credere il contrario.

La mia scrittura non ha mai difeso la zona di conforto dei lettori. Anzi, li sfido! Gioco con loro nell’unico modo che ritengo nobile, oltreché lecito: trattandoli come adulti intelligenti.

Guarda, non c’è veramente niente di speciale da dire. Certe cose bisogna soltanto saperle fare. Se le sai fare, fluiscono; altrimenti qualsiasi cosa non funziona, anche la più commerciale.

La terza, nebulosa idea è che compare un personaggio chiave. La saga ambisce a dare una visione d’assieme e certi elementi, che nei singoli romanzi possono apparire minori, sono in realtà essenziali; direi… diretta espressione del mio pensiero, legati strettamente al senso stesso dell’opera intesa come “un insieme di scritti”. Tali chiavi, se vuoi, sono un Leitmotiv di natura emozionale (suona un po’ astruso, ma non saprei come altro descrivere la questione, dacché non posso esplicitarla senza anticipare il contenuto dei romanzi stessi).

Il dilemma è come voglio affrontare la questione in questo frangente. Sebbene il Racconto mi chiarisca alcune cose – che tuttora trovo valide – mi sono reso conto che i prossimi due capitoli previsti, in realtà, potrebbero essere accorpati in uno solo. Poi, però, mi sono chiesto quanto lungo sarebbe il risultato… E allora non sono più riuscito a decidermi.

Non mi resta che scrivere. Scrivere, non v’è chi non veda, per uno scrittore è sempre la soluzione.

Una cosa è certa: anche questo quarto capitolo sarà complicato. La Guerra dei Venti non è affatto un romanzo semplice da affrontare. Più volte ho pensato: “Dal prossimo capitolo andrà meglio…” Ho come l’impressione, però, che stavolta di semplice non vi sia praticamente nulla.

2 commenti su “Quarto capitolo, quarta sconosciuta creatura”

  1. Come diceva Albert Einstein, quando hai a che fare con un oggetto complesso, quindi difficile da spiegare, la spiegazione dev’essere la più semplice possibile, dove per “possibile” intendeva che non può comunque andare al di sotto del livello di complessità insito nell’oggetto, in quanto la spiegazione non sarebbe fedele, ma nemmeno stare al di sopra, perché il “di più” è superfluo, inutile.

    Ciao, una buona giornata.

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    • In linea di massima, sono d’accordo – grazie a quel “non può comunque andare al di sotto del livello di complessità insito nell’oggetto”. Tuttavia la narrativa non è una scienza. Non esistono soltanto le idee e la loro logica spiegazione. Ci sono molte altre componenti che sfuggono alla logica. Come dicevo in un video di risposta ai fanboy delle AI, la scrittura non è soltanto “cultura e idee”, come uno di loro ha affermato. C’è molto di più in gioco… Quindi la complessità di recapitare un messaggio non ha a che fare con la sola chiarezza espositiva, perché da sola la chiarezza espositiva crea un articolo di divulgazione scientifica, non un romanzo di qualità.

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