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17 Dicembre 2020
Il giorno in cui la scrittura mi catturò lo sentii.
Parla il senno di poi, perché non era affatto chiaro cosa sentissi. Eppure eccola lì: la mia vita. Benedetta e dannata.
Pure il giorno in cui la musica rock mi conquistò lo sentii.
Parla di nuovo il senno di poi, perché non ero consapevole di cosa significasse quel sentimento. Eppure eccola lì la mia vita, due volte benedetta e due volte dannata.
Per tutto il tempo, intrecciate, la scrittura e la musica mi hanno avvolto premurose e ossessive. Quando una delle due sembrava scomparsa, non lo era. Non mi hanno mai abbandonato. Rappresentano le due facce del soldo bucato che sono.
Lungo la strada le mie scelte hanno spostato l’equilibrio. Un tempo la musica era più importante della scrittura, ma alla lunga ha vinto la scrittura e ho declassato la musica ad assistente.
D’accordo, ma questo sono io. E tu? Cosa mi dici di te?
Eh, scrivere è dura, durissima e dannatamente… blablabla!
Hai finito? Possiamo scavare più a fondo o la tua convinzione è così superficiale che possiamo facilmente vederne il fondo?
Anzitutto, di’ che scrivere è difficile a qualcuno che ha lavorato tutta la vita in una fabbrica – scegli altri lavori duri a piacere, perché la lista è bella lunga e “scrittore” non vi figura.
Spingiamoci un po’ più in là e includiamo nel discorso i “colletti bianchi”. Allora dillo a chi ha lavorato in un ufficio amministrativo per trentacinque anni di fila, impegnato a eseguire le stesse, maledette mansioni per quella che gli sarà sembrata un’eternità – e non una sola era creativa.
Scrivere può considerarsi duro in un solo caso: se scrivi a proposito di un’esperienza traumatica, un dramma che hai vissuto o di cui sei stato testimone.
In tutti gli altri casi sei un ingrato. Là fuori milioni di persone lottano ogni giorno per sopravvivere. Potersi sedere e scrivere ogni giorno, ovunque tu sia, è un dono inestimabile.
Non ti pare? Allora seguimi che ti spiego il mondo in cui viviamo, anche se non mi sento un maestro di vita.
Conosco uno scrittore su Medium, un ragazzo africano, a cui un’amica di penna un giorno chiese perché scrivesse così poco: è bravo e su Medium più ti fai ”vedere” meglio è.
Rispose che dove abita non arriva internet. Studia medicina. Quando no, lavora come medico. Può permettersi di scrivere soltanto poche ore la settimana e per “raggiungere” Medium va a casa di un amico e lo paga perché gli presti il computer e la connessione.
Ora, ti ripeto la frase: poterti sedere ogni giorno e metterti a scrivere è un dono. Prima lo capisci, meglio è.
Forse il problema è un altro. Ad esempio – ed è solo un esempio, dacché esistono infinite possibilità – potresti essere una di quelle persone che soffrono quando stanno troppo tempo da sole. D’accordo, lo capirei. Quindi nel tuo caso scrivere è una scelta sbagliata. Accetta l’amara verità.
Non giudicarmi troppo duro. Parlo prima a me stesso, non è evidente?
Va bene. Continuiamo.
Vuoi essere uno scrittore
Perché? Ne sei sicuro? Parliamone.
Non mentirti. È davvero questo che vuoi fare? Se sei ancora qui a leggermi, è probabile che tu non ne sia così sicuro. Dubiti di te stesso.
Insomma, se il tuo credo è sincero, lo senti. Non come il me quattordicenne che sognava a occhi aperti, ma come l’adulto che entrambi siamo oggi. Sai quando qualcosa ti conquista perché non puoi liberartene. Ce l’hai dentro e non puoi scappare da te stesso.
Potresti replicare: “Sai, mio caro arrogante amico, non è così facile sapere cosa vuoi nella vita!”
Lo so. Se ci stai, però, posso chiarire questo mistero della scrittura per te. Abbisogno soltanto di un po’ del tuo tempo. Ho il test definitivo che ti darà una risposta chiara e ti permetterà di non dubitare mai più.
Smetti subito di scrivere e non scrivere più una sola riga per un mese. Ho detto subito. Nessun preavviso, nemmeno breve. Da adesso e per un mese.
Sono serio. Guardami negli occhi grazie all’immagine dell’articolo – esatto, questo è il genio del male che c’è in me.
Fissa la scadenza del mese e attieniti al piano. È importante non ingannarsi per ottenere un risultato certo. Mi ringrazierai più tardi, tra un mese a partire da oggi.
Quando raggiungerai la scadenza, ti guarderai allo specchio e risponderai alla seguente domanda:
“M’è mancata la scrittura? M’è davvero mancata?”
È una sfida, lo so. L’unico modo per convalidare un test del genere è essere onesti fino in fondo quando si risponde. Sappiamo entrambi quanto sia difficile essere spietati con i nostri rispettivi esseri e sputarci in faccia la verità benché tremanti.
Sei scusato per l’esitazione, dunque. Ciò nonostante dovresti rispondere con onestà assoluta perché c’è in gioco una quantità significativa del tuo tempo.
Hai sentito davvero la mancanza della scrittura durante l’ultimo mese?
“No, nient’affatto.”
Allora è semplice: cambia strada.
Oppure: “Sì, idiota! Ho perso un mese di scrittura!“
Beh, questo è tutto. Scrivere fa per te – ringraziami per esserti liberato di un dubbio così assillante, che minaccia di tormentarti di continuo.
Rewind
Esatto, non ho ancora finito. Lascia che ti aiuti con la questione dell’“onestà”. Voglio essere sicuro che tu capisca l’importanza di ciò che ti chiedo di fare.
Poniamo che tu abbia fatto il test. Un mese senza scrivere. Fantastico. Ora, la tua risposta è un “no” se non ti sei sentito come descrivo qui di seguito.
Hai sofferto fin dalla prima settimana
Hai anche ceduto all’irresistibile impulso di scribacchiare un paio d’idee su un pezzo di carta, ingannandoti. Hai inventato scuse come “Non mi sono mica seduto al computer! Questo non è scrivere, tecnicamente…”
Eppure tu, proprio perché sei il mio caro e risoluto collega, hai accantonato il computer, la carta, la matita e qualsiasi cosa potesse aiutarti a scrivere.
Sì, anche quella presunta e-mail di lavoro al tuo collega in cui hai raccontato del test che stai facendo, narrando della tua infernale prima settimana d’astinenza in terza persona singolare. Hai promesso di non farlo più.
Hai smesso con le stronzate, perché eri destinato a completare il test.
La seconda settimana
Hai messo in dubbio il tuo piano di continuo. Tuttavia sapevi che era un test importante.
Forse hai schematizzato una nuova routine di scrittura, provando a ingannarti di nuovo. Poi, con un grande sforzo di volontà, hai messo lo schema nel cassetto.
Per tutta la settimana ti sei sentito nervoso e troppe cose ti hanno insoddisfatto!
Hai trascorso più tempo del solito da solo per non spiegare a nessuno il tuo stato d’animo – hai perfino amato la solitudine, tu che senza gli amici t’instristisci. Oppure, al contrario, hai cercato compagnia anche quando volevi startene da solo. In poche parole, sei andato contro la tua natura pur di resistere.
La terza settimana è la più difficile
L’hai fatta finita con i giochetti, perché sai come va a finire. Sei determinato e ti atterrai al piano, perché non sopporti più i tuoi dubbi e te ne vuoi sbarazzare.
Vale la pena aspettare. L’attesa è potente quando cosciente. Lo sai perché hai letto il mio articolo e comprendi il significato della prova.
Vuoi scovare e affrontare lo scrittore che c’è in te.
Fanno tre settimane di test. Oh, nuvole di tempesta, lo Scrittore in persona! Finalmente appare. È furioso. Ha l’espressione torva, lo sguardo infuocato e labbra strette. Si siede su una panchina immaginaria e fissa la mia foto. Nell’aria aleggia una sola, nitida parola: vendetta. Ciò nonostante se ne sta immobile e tace.
Forse mi odia o forse è stanco. Sarà stressato? Be’, se lo scrittore esiste in te, mi ringrazierà. L’importante è che la terza settimana la bruma sembra diradarsi, nonostante il tormento interiore.
Laggiù, più avanti, dietro al vorticare mellifluo delle nebbie che ti avvolgono, in piccoli squarci appare la valle. Allora ti alzi in piedi e inizi il tuo cammino verso un futuro luminoso.
La quarta settimana è la più infida
È stato dannatamente difficile non scrivere, ma hai tenuto duro perché mancava poco. Più ti avvicinavi alla scadenza, più ti sentivi forte.
La vera sfida era di non saltare l’ultima settimana. Infidi penseri ti hanno tentato spesso.
Se sei riuscito a non tradirti, alla fine del mese la nebbia s’è dipanata e ha lasciato il posto a una radiosa giornata di sole. Un chiaro sentiero tagliava l’ampia vallata e tutt’intorno montagne maestose palesavano la meravigliosa esperienza che la scrittura può essere.
Ovvero un viaggio benedetto.
Scrivere o non scrivere
Basta così. Sbarazziamoci delle metafore – forse.
Se la tua non è un’illusione, scrivi perché ti esprimi e provi gioia nel farlo. Scrivi ogni volta che puoi, mettendoci cuore e anima.
Non godi soltanto della corsa selvaggia che la stesura è, bensì trovi piacevole anche pensare al lettore. Pulisci i tuoi testi per trasformare il tuo articolato pensiero in un messaggio cristallino.
Lo scrittore ama l’intero processo e il mestiere che richiede.
Capiamoci, chiunque può sperimentare momenti di sconforto, ma lascia che ti dica che non è salutare dubitare della tua scrittura se sei uno scrittore.
Io l’ho fatto. Sono sceso in una spirale di sentimenti negativi e mi sono perso, per anni. Quando uno scrittore non scrive, il mondo diventa confuso, rumoroso e troppo difficile da decifrare.
Insomma, se la tua risposta a fine test è “no”, allora liberati. Di sicuro sarai bravissimo in qualcos’altro e, credimi, io sono felice di allontanarti da un mestiere che ti farebbe perdere molto tempo prezioso.
Se, invece, la tua risposta è “sì”, dopo tutti i dubbi e i sentimenti d’incertezza, be’, collega, è il momento di seppellirli sottoterra per sempre. Il mese è passato. Scrivi a testa alta.
Non dubitare più di te stesso, per favore.
Uno scrittore ha bisogno di scrivere. Se lo sei, ti fa male lamentarti delle difficoltà, anziché farlo. Le lamentele sono sterili e uno scrittore non pensa mai che scrivere sia duro.
Vero, la frustrazione è un sentimento comune che noi scrittori dobbiamo affrontare spesso. È umano. Eppure, nonostante si lotti contro le proprie stesse parole, lo si fa con gioia perché si sa quanto si è fortunati.
Ecco perché lo scrittore è una combattente della parola nato. Non si spaventa facilmente di fronte a muri di testo o a una pagina bianca da riempire. Conosce e riconosce la bellezza e la potenza del linguaggio e della comunicazione scritta.
Scrivi fino a farti sanguinare le dita. Scrivi e non fermarti, perché questo è il segreto dell’essere scrittori.
SCRIVI!