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15 Dicembre 2022
I l motivo per cui non sono capace di vendere i miei romanzi è che ho sempre trovato imbarazzante parlare delle mie fatiche letterarie.
L’ho già scritto: quando firmai per l’Editrice Nord, non lo dissi a nessuno. Un paio di mesi più tardi lo dissi al mio miglior amico. E me ne pentii, perché cominciò ad alludere di fronte ad altri amici, spingendomi di fatto a parlarne. Tutti contenti per me, com’è normale che sia tra amici, eppure io volevo sparire.
A me spetta la cima della montagna in solitaria. Quella è la vita che mi si confà, perché sono cresciuto tra boschi di conifere, nel silenzio dell’inverno di montagna degli anni ‘80. Non è un caso io necessiti di silenzio e solitudine ogni giorno, altrimenti sto male.
Così, ad esempio, pubblico un post in cui vi rammento che i libri sono scontati e ho la sciagurata idea di mettere come immagine la prima recensione che il mio romanzo più intimo ha ricevuto – non l’ho mai fatto prima e non lo farò mai più.
Un minuto dopo lo osservo e devo resistere alla tentazione di cancellarlo.
Mi provoca un fastidio che sconfina nel fisico.
Chiamatemi “romantico” o, in modo più gretto “illuso”, ma continuo a pensare che i testi che meritano attenzione si nutrono di passaparola.
Per morire in povertà?
Ho un lavoro – di cui farei volentieri a meno, ma a quanto pare non mi mollano nemmeno se voglio (ci ho provato) – quindi la questione della povertà non si pone.
La fama?
Robaccia maleodorante.
Essere letto da più persone significherebbe avere una voce influente?
Eh, già, quella è la cosa bella del divenire scrittori conosciuti e riconosciuti: poter dire ciò che ritieni importante ed essere ascoltato. Cosa bella, anche se forse un po’ di timore l’idea lo incute. A ogni modo, così torniamo all’inizio: la voce influente si fa strada da sola, se dice cose influenti. Se non lo fa, è che dice cose ininfluenti.
(Attenzione alle parole che uso, perché sono precise: ininfluente non significa “poco importante”, significa che non attecchisce nella società che i lettori rappresentano.)
Se i miei romanzi non attivano il passaparola, significa che non valgono abbastanza per il pubblico. Mi sta bene così: non scrivo per essere amato, bensì per interrogarmi ed evolvere. Ovvero i miei romanzi valgono per me, molto, e ne ho un’alta opinione.
Il fatto che io scriva con professionalità, cioè pensando al lettore che potrebbe leggerlo durante la revisione, è soltanto frutto dell’amore per il senso che i romanzi hanno avuto nella mia vita e perché farlo così trasforma la scrittura in un mezzo molto più potente per ottenere l’evoluzione e la saggezza che desideri. Darsi senza risparmiarsi è uno dei segreti della spiritualità.
Si scrive umilmente o non si sta scrivendo per davvero.