Una questione di percezione

Quando una prima stesura fa un netto passo avanti senza che tu scriva una sola riga di nuovo testo.

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16 Marzo 2024

I

l tempo può scorrere lentamente o ridursi a un’infinita successione di attimi, di fatto impercettibile. La distanza si può sentire come incolmabile o magicamente annullarsi senza che ti muova dal punto in cui ti trovi.

Tempo e distanza – e altre cose ancora – sono una questione di percezione.

Mi son svegliato filosofico questa mattina? Forse. Sto soltanto riflettendo sul fatto che ieri sera ho continuato la prima stesura di Sideralema. Sarebbe più corretto dire “avrei dovuto continuare”. Già, perché non ho scritto una sola riga di nuovo testo. Eppure è soltanto una questione di percezione: è come se la prima stesura avesse fatto un deciso passo in avanti.

Spiego.

Chi mi conosce sa quanto io insista sul senso di un testo. È la vera ragione per cui lo scrivo. Raccontare la storia è importante, ma ha un fine, per me, e quel fine è il senso.

Ieri sera avrei dovuto continuare la scena di cui vi ho parlato ne Il Teorema di Eigao, invece ho cominciato a leggere brani qui e là. A volte lo faccio. L’idea è quella di godere di quanto ho già scritto, nonostante abbia di fronte una prosa claudicante, manchevole in molti aspetti – se non lo fosse, mi preoccuperei, essendo una prima stesura. Eppure…

…non è mai soltanto quello.

Esiste il senso di quanto sto scrivendo. E il senso emerge dalla somma delle scene che hai scritto. È il “sottile filo nero” di cui parlo da anni, che si srotola sinuoso tra le parole e mi comunica cosa ho scritto con precisione.

Non credo sia una cosa che s’insegni, questa. Come si fa a spiegare come vederlo? Ognuno guarda al proprio testo in modo molto personale. Questo è il mio. (Ed è anche il motivo per cui una AI non potrà mai scrivere un romanzo come lo scrivo io.)

Ciò che ho visto ieri sera mi ha trasmesso due cose: potenza e tristezza. Anche complessità, ricchezza di sfaccettature, con un quantità di livelli di lettura incalcolabile; dotato, cioè, del giusto spessore. Soprattutto, però, potente e triste.

Sto cominciando ad affezionarmici. Mi piace.

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