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27 Agosto 2023
C’ era un tempo in cui l’orizzonte aveva un senso. Ogni tuo passo ti portava un po’ più avanti e nulla appariva lontano.
Poi la realtà mi tempestò e i suoi strali di pioggia obliarono la meta per così tanto tempo che cominciai a vacillare. I miei passi si fecero malfermi, il mio umore peggiorò e la mia resistenza ne patì le conseguenze. Grandinò, venti mi tirarono e mi spinsero, fulmini spaccarono il suolo all’intorno. Rallentai…
…fino a quando non mi fermai, spossato, ferito, sofferente più dentro che fuori, e mi sedetti a capo chino per un tempo lungo abbastanza affinché i tagli si chiudessero e le cicatrici sbiancassero, smettendola di trafiggermi non appena le sfioravo.
Allora rialzai lo sguardo e scrutai il circondario, cercando un nuovo orizzonte. Non lo trovai. Finì che mi fissai le punte dei piedi e decisi di muovere un passo nell’unica direzione che mi sembrava sensata: in avanti. Andò bene, perché non accadde nulla, così mossi il secondo e il terzo… Mi rimisi in cammino.
Senza fretta, sto ancora camminando.
Verso dove? In avanti. Di orizzonti ormai non ce n’è. Quando cadi così in basso e ti rialzi, se riesci a rialzarti, sai che non è questione di guardare lontano, ma di fare attenzione agli inciampi: più che un’illusione, l’orizzonte è una minaccia.
Ho sempre fatto di testa mia, ma le spinte interiori non erano sempre salubri. C’era quella essenziale e quella che si vestiva d’importanza, quando altro non era che schiava – dell’aspettativa, dell’ambizione, di una qualche frustrazione, della paura… insomma, della mia umana imperfezione.
Oggi faccio ciò che ha senso fare.
Nel momento esatto in cui mi rendo conto che una cosa è sterile, smetto, mi metto in macchina, raggiungo il maneggio e vado a camminar per boschi, ove spiego come stanno le cose a queste mie ineludibili compagnie: Aspettativa, Ambizione, Frustrazione, Paura… Imperfezione.
Finalmente torno a casa più sereno.
C’è un tempo per gli orizzonti e un tempo per amarsi.